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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Giugliano in campania

Lite tra cognati finisce in tragedia, muore dopo un colpo al petto: era tracheostomizzato

G.S. è stato assolto. La sentenza

Dopo una lite familiare in vico Gambozzi a Giugliano è stato arrestato per omicidio G.S. cognato della vittima Salvatore Rossi. L'uomo è accusato di essere tornato a casa ubriaco la notte tra il 10 e l'11 agosto 2018 e di aver innescato un litigio con il fratello della moglie, per motivi di salute già tracheostomizzato. Il litigio era proseguito con la moglie, con l'intervento di Rossi per proteggere la sorella. Sul posto giunsero due ambulanze e i carabinieri. I due continuarono a litigare. Rossi per difendere la sorella aveva colpito il marito della donna alla testa. Quest'ultimo girandosi dopo il colpo ricevuto aveva spingeva via Rossi colpendolo al petto ed al collo, dove vi era l'impianto tracheostomico. Quest'ultimo cadde a terra morendo poco dopo per il distaccamento della cannula di respirazione. G.S. è stato poi arrestato.

Il processo

Ne scaturiva un processo penale che si instaurava innanzi alla seconda sezione della Corte di Assise di Napoli e che ha visto il 3 marzo la conclusione delle parti e l'emissione della sentenza. L'Uffico di Procura di Napoli Nord ha presentato richiesta per la condanna ad anni 10 di reclusione. 
Il quadro accusatorio si è fondato sull'analisi dell'intero arco del periodo temporale dell'aggressione. In effetti, secondo l'accusa, il Rossi sarebbe morto per una serie di concause che avrebbero prodotto uno sforzo ed uno stress tale da fargli pervenire un problema cardiaco, causa accertata di decesso. Non sarebbe morto per soffocamento, ma per shock cardiaco collegato al distacco della cannula e alla serie di litigi dei minuti precedenti. Individuando in G.S. la causa scatenante dei litigi ne riconosceva la responsabilità per omicidio preterintenzionale.

La difesa, rappresentata dall'Avv. Gennaro Caracciolo dello Studio Forensis di Caserta, chiedeva invece l'assoluzione perchè il fatto non sussisteva o per legittima difesa. Secondo la difesa era la consulenza medico legale dell'esperto nominato dalla Procura. Il dottore spiegava che il Rossi aveva un cuore particolarmente più grande della norma, quasi 1/4 più grande, e che presentava talmente tanti problemi che era candidato a morte improvvisa tanto per stress quanto durante il sonno. La difesa in più spiegava che con l'arrivo dei Carabinieri l'uomo si era calmato ed era pronto ad andare via. 
A seguito delle discussioni la Corte, formata da 2 Giudici togati e 6 Giudici popolari, si riservava in camera di consiglio ed emetteva sentenza di assoluzione ex art. 530 co. 1 con la formula: "perchè il fatto non sussiste".

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