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Cronaca

Morte Mario Paciolla, l'inchiesta: "Vittima di una fuga di notizie interna all'Onu"

El Espectador, con un approfondito articolo a firma Claudia Julieta Duque, ricostruisce inquietanti particolari a proposito di un rapporto della Missione Onu al quale il volontario napoletano aveva lavorato

Vittima di "una fuga di notizie" dalla missione dell'Onu per cui lavorava. È l'ipotesi che il giornale colombiano El Espectador fa a proposito della morte di Mario Paciolla, il collaboratore delle Nazioni Unite napoletano trovato morto il 15 luglio scorso nel Paese sudamericano.
La giornalista Claudia Julieta Duque abbraccia l'ipotesi il ragazzo sia stato ucciso, laddove al momento la sua morte resta classificata dalle autorità locali come suicidio. La fuga di notizie avrebbe portato nelle "mani sbagliate" un rapporto sul ministro della Difesa Guillermo Botero, poi costretto alle dimissioni.

L'inchiesta parte dal fatto che il volontario partenopeo fosse preoccupato, arrabbiato con Onu e col Paese in cui si trovava. Tornato a Napoli a novembre 2019, aveva fatto cancellare molti dati su internet e aveva innalzato i parametri di privacy dei suoi profili social. Inoltre, tra il 19 e 21 novembre aveva detto a persone a lui vicine che c'erano state violazioni informatiche al suo computer e a quelli di colleghi.

In particolare, Paciolla (con "il rigore che lo caratterizzava", spiega la giornalista) e altri colleghi della Missione Onu avevano documentato un attentato del 29 agosto 2019 a Aguas Claras (San Vicente del Caguàn) in cui erano rimasti uccisi sette ragazzini tra i 12 e i 17 anni. Questi secondo il rapporto di Paciolla erano stati reclutati dal "Cucho", Rogelio Bolivar Cordova, uno dei comandanti delle Farc.

Per quanto interno e riservato, il rapporto pare venne invece trasmesso ad un senatore, Roy Barreras, su decisione di Raul Rosende, direttore dell'area di Verifica della Missione. Barreras fu quindi autore delle denunce che portarono ad una mozione di censura contro il ministro Botero, datata 5 novembre 2019, che portò alle dimissioni di questi. Paciolla – scrive Duque – "si sentì in pericolo, tradito e arrabbiato con i suoi superiori e informò la sua cerchia ristretta di aver chiesto il trasferimento in un'altra sede della Missione".

Persino la persona a capo della Missione, Carlos Ruiz Massieu, pare non avesse avuto notizia della trasmissione del rapporto e di altri documenti, e pare che già altre volte Rosende avesse nascosto informazioni al suo capo. E mentre il senatore Barreras nega di aver ricevuto materiale dalla Missione Onu (sostenendo di aver usato fonti ufficiali dell'esercito per le sue denunce), la giornalista autrice dell'inchiesta sostiene di avere "sette fonti altamente credibili all'interno della Missione" che le confermano la fuga di notizie.

El Espectador si era già occupato della vicenda, riportando notizie sulla distruzione di prove nell'appartamento di Paciolla. Intanto, l'indagine interna alle Nazioni Unite non fa alcun progresso.

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