Morte di Maradona, Ottavio Bianchi: "Era come ammirare Picasso all'opera"
Il tecnico del primo scudetto: "Ma neanche un uomo di grande carisma poteva resistere a quella pressione. Forse avremmo dovuto dirgli qualche 'no'"
"Lo guardavo inebriato, come davanti a un quadro di Picasso o alle grandi opere degli espressionisti. Ogni volta che aveva palla tra i piedi era come assistere a qualcosa di perfetto, unico e irripetibile". Così Ottavio Bianchi, allenatore del primo scudetto napoletano intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ricorda Diego Armando Maradona. "Ho avuto il privilegio di assistere ogni giorno alla realizzazione dei suoi capolavori: ho viste replicate dal vivo milioni di volte le sue prodezze. In ogni allenamento Diego regalava quei colpi con la semplicità e la naturalezza di chi è baciato dalla grazia. Lo osservavo e dentro di me applaudivo e mi chiedevo come fosse possibile. Da tecnico freddo e impassibile evitavo di manifestare il mio stupore davanti a tutti. Vederlo giocare era come ascoltare Mozart".
Sull'aspetto caratteriale Bianchi aggiunge: "Neanche un uomo carismatico come lui poteva sopportare quella pressione assurda. Non voglio giustificarlo. Non voglio sminuire i suoi errori e i suoi sbagli. Ma quella grancassa intorno, quei lacchè disposti sempre a dirgli sì e a offrirgli qualsiasi tentazione sono stati la sua rovina. Se gli avessimo detto ogni tanto qualche No... Il suo dopo sarebbe stato diverso".