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Cronaca Scampia

Morte Irene, l'autopsia: "Poteva essere salvata"

La piccola è scomparsa una settimana dopo le dimissioni dal Monaldi. Era in realtà in crisi di rigetto per il trapianto di cuore cui era stata sottoposta. Tre i medici indagati

Una crisi di rigetto, mesi dopo il trapianto del suo nuovo cuore. Questa – secondo i periti che hanno eseguito l'autopsia – la causa della morte di Irene, piccola di Scampia scomparsa il 30 ottobre scorso al San Giuliano di Giugliano.

Un vedetto che aggrava la posizione dei medici del Monaldi di Napoli indagati, la cui accusa è di concorso in omicidio colposo.
Secondo la perizia - ordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio e dal pm Valentina Rametta – non sono stati rispettati i protocolli, e si sarebbe dovuto fare diversamente quando la bambina, febbricitante, sei giorni prima del decesso era stata portata dai genitori nel nosocomio partenopeo.

Dopo un elettrocardiogramma, infatti, la bambina era stata rimandata a casa. Per lei nessuna terapia farmacologica, quando era invece in piena crisi di rigetto. “Aveva la febbre a 38 e mezzo, siamo andati al Monaldi e ci hanno detto di darle della Tachipirina”, ha raccontato Arianna, sua madre. “Il medico che l’ha visitata ha aggiunto che se c’era bisogno potevamo darle anche quattro compresse al giorno, poi ci ha spiegato che il ricovero non era necessario e che potevamo riportare la piccola a casa", ha aggiunge la nonna paterna.

Presto le conclusioni del pm che dovrà decidere se chiedere il rinvio a giudizio degli indagati.

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