Non era Covid: giallo sulla morte al Cotugno della cadetta greca. La sua nave resta in quarantena
Due dei commilitoni della 19enne Thalia Kordambalou sono ancora ricoverati nell'ospedale partenopeo, mentre agli altri 250 è ancora proibito mettere piede a terra. L'ipotesi è avvelenamento
Si chiamava Thalia Kordambalou, ed aveva soltanto 19 anni la marittima greca morta ieri mattina al Cotugno di Napoli dopo due giorni di agonia. La cadetta si trovava sulla Prometheus, la più imponente nave da guerra della flotta greca, che al momento è ormeggiata al porto di Napoli in quarantena: altri sue due marinai sono ricoverati nel nosocomio napoletano, in condizioni comunque giudicate non preoccupanti dai medici.
Cause del decesso ancora sconosciute
È giallo sulla causa della morte della ragazza. A quanto filtra dalle autorità sanitarie, il suo tampone Covid era negativo, e sono in corso ulteriori accertamenti post-mortem. La sua salma è stata sequestrata per l'esame autoptico che verrà effettuato in queste ore. Le autorità portuali gettano comunque acqua sul fuoco sottolineando che non ci sono motivi di preoccupazione e che a bordo della Prometheus non c'è alcun virus misterioso o letale.
A quanto pare la nave non ha mai lanciato alcun avviso di emergenza sanitaria a bordo. La cadetta è stata prima ricoverata all’Ospedale del Mare, tre giorni fa, quindi trasferita al Cotugno specializzato in malattie infettive. Presentava eruzioni emorragiche e setticemia, con condizioni che si sono rapidamente aggravate fino al decesso avvenuto ieri.
La quarantena: 250 marinai a bordo
Dopo il ricovero della giovane, medici dell'Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) erano saliti a bordo. È lì che le autorità italiane hanno scoperto degli altri due marinai "colpiti", ne hanno predisposto il ricovero e hanno deciso l’esposizione della bandiera gialla per il vascello e la quarantena ancora in corso. Non verrà dato il via libera finché non si conosceranno le cause della morte di Thalia Kordambalou. Sono circa 250 le persone a bordo, cui è al momento proibito di scendere a terra.
L'ipotesi avvelenamento
La tappa precedente a quella napoletana era stata a La Goulet in Tunisia. Il sospetto è che la cadetta deceduta e i suoi due commilitoni ricoverati possano aver ingerito cibo avvelenato. Pare che anche un'altra decina di membri dell’equipaggio abbia accusato problemi gastrici al rientro a bordo.