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Sabato, 20 Aprile 2024

"Abbiamo l'amianto nei polmoni": il dramma degli ex Montefibre

L'azienda ha chiuso nel 2004, lasciando per strada oltre 400 lavoratori. Dopo 18 anni, gli operai hanno scoperto tracce della sostanza tossica: "Esposti senza saperlo. Morti già 80 colleghi"

Non bastavano il licenziamento e la difficoltà di arrivare a fine mese. Gli ex lavoratori Montefibre hanno scoperto di dover affrontare un nemico ancora più spietato: l'amianto. In questi mesi, si sono sottoposti ad analisi che hanno evidenziato, in molti di loro, la presenza della sostanza tossica nei polmoni.

La Montefibre era un'azienda, specializzata nella produzione di poliestere, che ha operato ad Acerra dagli anni '60 al 2004, anno in cui ha chiuso i battenti lasciando per strada oltre 400 dipendenti tra operai, quadri e dirigenti. "Eravamo solo parzialmente consapevoli della pericolosità delle materie con cui abbiamo lavorato - spiega Mimmo Falduti, un ex operaio - C'è una perizia della Procura di Nola che non solo conferma l'esposizione a materiali tossici, ma anche che ci sono state 80-90 morti per tumori riconducibili a questo".

Carmine ha scoperto la presenza delle fibre tossiche nei polmoni a novembre 2021: "Sapevo che non producevamo cioccolata - racconta - ma non ero consapevole di lavorare a stretto contatto con l'amianto. Dovevo ripulire una guarnizione che chiamavano 'la guarnizione di cartone'. Solo anni dopo ho scoperto che era in amianto. I guanti erano in amianto, i caschi anche, così come le tute. Era dappertutto. Adesso è dormiente, ma so che potrebbe risvegliarsi in qualsiasi momento, anche con un raffreddore". 

Sono in 120 gli ex lavoratori Montefibre che, a 18 anni dalla chiusura dell'azienda, combattono ancora per i loro diritti. Tra questi anche quello della sorveglianza sanitaria. "Le istituzioni non volevano riconoscere il diritto di queste persone ad accedere a controlli periodici - afferma Paolo Fierro di Medicina democratica - solo con la loro lotta hanno ottenuto questo risultato. Eppure era risaputo quali sostanze usasse quell'azienda. Bisognerebbe chiedere conto di questo comportamento alle istituzioni, anche perché il ritardo nel riconoscimento del loro status ha pregiudicato anche il loro pre-pensionamento". 

Gli ex Montefibre si sono visti non rifiutare indennizzi e pensionamento anticipato. "L'Inail sostiene che non sono stato esposto abbastanza - prosegue Carmine - E allora perché l'amianto è nei miei polmoni?". Un destino comune a quello di Antonio, uno degli ultimi a lasciare l'azienda: "L'Inail mi ha riconosciuto il 3 per cento di malattia professionale, ma l'indennizzo lo eroga solo dal 6 per cento. Ho scoperto pochi mesi fa un ispessimento della pleura. Precedentemente sono già stato operato per un tumore che non mi è stato riconosciuto come dipendente dal lavoro. La cosa peggiore è convivere con qualcosa che è dentro di te e potrebbe svegliarsi improvvisamente. Ci vuole molta forza".

Mimmo Falduti spiega a cosa punta il Comitato dei lavoratori: "Non solo molti di noi si stanno ammalando, ma viviamo con 550 euro al mese di ammortizzatori sociali. Questo perché per 18 anni la politica non ha mai mantenuto le promesse di reinserimento. Allora chiediamo che le istruzioni applichino la legge che ci dà diritto a un pensionamento anticipato per esposizione a sostanze tossiche. Almeno avremmo risolto un problema e potremmo concentrarci sulla nostra salute". 

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