rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Arenella / Via Antonio Cardarelli

Gira tre ospedali prima di capire che ha la meningite, ricoverata al Cotugno in prognosi riservata

Una 21enne di Grumo Nevano è arrivata all'Ospedale dei Colli nella mattina di ieri, dopo aver girato tre ospedali. La ragazza è intubata nel reparto di rianimazione del Cotugno, la prognosi è riservata

Un pomeriggio intero a girare per gli ospedali per una ragazza ventunenne di Grumo Nevano: Aversa, Caserta e poi Napoli, prima al Cardarelli e poi al Cotugno, dove è arrivata in condizioni gravi a causa di una forma di meningite seria.

La donna è intubata nel reparto di rianimazione, a causa di un’infezione da batterio Neisseria di tipo C, una delle forme più gravi e contagiose dell’infezione. Si tratta dell’ottavo caso di infezione da meningococco in Campania dall’inizio dell’anno di cui 3 sono stati purtroppo mortali. Altri tre casi di meningite attualmente ricoverati nella rianimazione del Cotugno sono causati da un altro batterio, lo pneumococco, non contagioso.

Le condizioni della ragazza sono gravi ma i medici sperano di riuscire a salvarle la vita. L'odissea della giovane è cominciata con il primo accesso all'ospedale di Aversa, dove i sintomi della malattia non erano ancora del tutto delineati e si è pensato che le aree emorragiche comparse alle mani e ai piedi potessero essere causate da problemi vascolari, per cui era necessario indagare con un doppler.

La 21enne però ha rifiutato il ricovero all'ospedale di Aversa ed è stata accompagnata dai familiari all'ospedale di Caserta. Qui la paziente non è stata nemmeno esaminata ed è stata dirottata direttamente al Cardarelli di Napoli, dove una dottoressa precaria, specialista in medicina dell'emergenza, ha immediatamente riconosciuto i sintomi della meningite, già in stato avanzato di sepsi e ha indicato il Cotugno come la struttura deputata alla cura delle malattie infettive.

Al pronto soccorso dell’Ospedale dei Colli, la ragazza è stata finalmente ricoverata nel reparto di rianimazione, intubata ed è in prognosi riservata. Nel suo caso è stato applicato un protocollo che fa del Cotugno uno degli ospedali con maggiore percentuale di sopravvivenza alla malattia, che pur non destando allarmi epidemici, è in stato di recrudescenza in Campania.

Secondo gli infettivologi, infatti, la malattia è correlata al clima rigido dei mesi invernali e al particolare andamento dell'epidemia influenzale, che quest'anno è stata più lunga e con minore copertura vaccinale.

 L’ultimo caso di meningite, fatale per una donna di 60 anni di Torre del Greco, si è registrato a fine gennaio. In quel caso si era trattato però di un altro ceppo, il tipo Y, il primo di quel gruppo nel 2018.

"Non c'è nessun allarme", afferma il responsabile della rianimazione del Cotugno, Fiorentino Fragranza, "ogni anno registriamo alcune decine di casi, in particolare 30 nel 2016 e 18 lo scorso anno in entrambi i casi con un solo morto. Solo a fine anno potremo tirare le somme e capire l’andamento epidemiologico". Il meningococco alberga nelle alte vie respiratorie (naso e gola), spesso di portatori sani e asintomatici (2-30% della popolazione). Una presenza che non è correlata a un aumento del rischio di meningite.

Il meningococco si trasmette da persona a persona attraverso le secrezioni respiratorie, ma la principale causa di contagio è rappresentata dai portatori sani. Questo batterio, inoltre, è piuttosto labile e per liberarsene basta areare a lungo i luoghi in cui si soggiorna e poi, fuori dell’organismo, sopravvive solo per pochi minuti.

Esistono 13 diversi sierogruppi di meningococco, ma solo 6 causano meningite e altre malattie gravi: più frequentemente A, B, C, Y e W135 e molto più raramente, in Africa, quello X. In Italia e in Europa, i sierogruppi B e C sono i più frequenti ma in Campania circolano tutti. I sintomi sono identici a quelli delle altre meningiti batteriche: febbre, mal di testa, rigidità nucale e disorientamento. Ma nel 10-20% dei casi la malattia è rapida e acuta, con un decorso fulminante.

I malati di meningite o altre forme gravi sono considerati contagiosi per circa 24 ore dall’inizio della terapia antibiotica specifica. Il meningococco può tuttavia dare origine a focolai epidemici. Per limitare il rischio è importante intervenire sui contatti stretti, che abbiano condiviso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli. Devono seguire la profilassi ed essere preferibilmente vaccinati anche i sanitari direttamente esposti.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gira tre ospedali prima di capire che ha la meningite, ricoverata al Cotugno in prognosi riservata

NapoliToday è in caricamento