Massacro di Ponticelli: la storia di Nunzia e Barbara, 30 anni dopo, di nuovo davanti ai giudici
Domanda di revisione per il processo che riguardò il brutale assassinio di due bambine di 10 e 7 anni nel 1983 e nel quale furono condannati 3 uomini. Nuovi elementi e nuovi testimoni. Prima udienza il 16 maggio a Roma
Domanda di revisione per il processo sul "massacro di Ponticelli". Dopo quasi trent'anni, il caso, torna al vaglio dei giudici. Si trattò di un orrendo delitto, avvenuto nel luglio del 1983 a Napoli, in cui trovarono la morte due bambine di 10 e 7 anni, Nunzia Munizzi e Barbara Sellini, violentate e pugnalate a morte. I loro corpi, infine, furono dati alle fiamme.
La domanda di revisione, di circa 1400 pagine, è stata presentata nel giugno 2012 dai legali Ferdinando Imposimato, Eraldo e Francesco Stefani. All'istanza che ha riaperto il caso - giovedì a Roma ci sarà la prima udienza - è stato allegato il libro "L'Uomo nero ha gli occhi azzurri - La storia di Nunzia e Barbara", della giornalista napoletana Giuliana Covella, la quale ripercorre la vicenda che trent'anni da fece tanto scalpore a Napoli e in tutt'Italia. Per quel duplice omicidio, particolarmente efferato, furono condannati all'ergastolo tre ventenni incensurati: Ciro Imperante, Luigi Schiavo e Giuseppe La Rocca, oggi cinquantenni.
I tre condannati si sono sempre dichiarati innocenti e nell'istanza che ha indotto i giudici a dare il via al processo di revisione sono stati presentati nuovi elementi raccolti attraverso indagini scientifiche e nuovi testimoni.
Dopo trent'anni, a quanto pare, si cerca ancora la verità: sono davvero loro gli assassini di Nunzia e Barbara? O il pedofilo che abusò delle due bambine gira ancora indisturbato a piede libero?
Giudicati colpevoli senza alcuna prova, ma solo in base a due testimonianze ritrattate più volte davanti ai giudici, Imperante, Schiavo e La Rocca hanno scontato (usufruendo di una serie di benefici per buona condotta) 27 anni di carcere a Spoleto, dove attualmente vivono insieme alle loro famiglie, dedicandosi dopo il lavoro al volontariato per anziani e disabili. Ma ad attendere giustizia sono soprattutto Nunzia e Barbara, che furono viste allontanarsi a bordo di una Fiat 500 di colore blu la sera di sabato 2 luglio, intorno alle 19.30. Alla guida dell'auto c'era un uomo. Forse colui che le due amichette chiamavano, com'è scritto negli atti giudiziari, "Gino Tarzan tutte lentiggini", un uomo di cui le bambine si fidavano e con cui quel sabato sera avevano appuntamento forse per un pic-nic. Giovedì 16 maggio, nell'aula giudiziaria della Corte d'Appello di Roma compariranno i tre imputati accompagnati dai loro difensori. (Ansa)