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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Maradona, maxi-ricorso per la "cartella pazza". Si torna in aula

Il debito del Pibe de Oro è di 38 milioni di euro tra tasse e interessi da capogiro. L'avvocato Pisani: "Ci sono le condizioni per la prescrizione: non fu mai notificata". L'appuntamento è per domani

Si riapre la partita tra Diego Armando Maradona e il fisco italiano. La nuova udienza, tesa a verificare se ci sono le condizioni per la prescrizione della cartella esattoriale del Pibe de Oro, si terrà giovedì 3 novembre.

A Maradona, è stato riconosciuto finora un debito di circa 38 milioni di euro per mancati versamenti Irpef cresciuti di circa tremila euro al giorno a causa degli interessi. A presentare il maxi-ricorso in tribunale è stato l’avvocato Angelo Pisani, presidente dell'associazione Noi Consumatori, vero specialista in materia di “cartelle pazze” (come vengono definite alcune cartelle di Equitalia, cresciute a dismisura a causa di notifiche recapitate con grossi ritardi, in maniera irregolare o mai avvenute).

Pisani spiega infatti che di questi 38 milioni di euro, sarebbero circa 8 quelli relativi alla cartella iniziale (mai notificata al suo assistito, secondo quanto riferisce l’avvocato) mentre il resto sarebbero “spese e interessi imprecisati”. La tesi dell’Avvocato, già esplicitata nell’udienza dello scorso 5 maggio è che ci siano tutte le condizioni per prescrivere la cartella: "Dall'unica prova documentale presentata da Equitalia, ossia un avviso di mora del 2000, risulta che fino a quel momento nessun accertamento fiscale o cartella è stato mai notificato al presunto trasgressore, e già questo comporta l'estinzione di ogni credito per maturata prescrizione decennale. L'unico avviso di mora veniva notificato solo il 19 giugno 2000, prima ad un custode del Centro Paradiso (la struttura dove all'epoca si allenava il Napoli, ndr) e poi in maniera irrituale alla Casa comunale, quindi mai a Maradona che in tale data già non risiedeva più in Italia e giocava nel Siviglia".

“Se Maradona nel 1988 avesse ricevuto la regolare notifica della originaria cartella esattoriale avrebbe potuto esercitare ogni diritto di difesa e dimostrare che la pretesa del fisco non era legittima” ha infine dichiarato Pisani.

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