Sciopero generale, la CGIL vince la scommessa: migliaia in corteo
Precari, studenti, pensionati, lavoratori del settore pubblico e di quello privato, dipendenti delle aziende di trasporto. La Camusso dal palco: "Basta alle bugie del governo, la crisi non è alle nostre spalle"
Alle 10.00 del mattino Piazza Dante è già pronta ad accogliere il corteo partito da Piazza San Francesco e che a quell’ora sta attraversando Corso Umberto. Il palco è pronto e nell’aria aleggiano le note di Gaber con “La Libertà” e De Gregori con “Viva l’Italia”.
Sono a migliaia a percorrere la strada fino alla piazza, tanti che la coda del corteo non si vede, una marea umana. Bandiere e striscioni indicano che le persone si sono riversate a Napoli da tutta la regione. Precari, studenti, pensionati, lavoratori del settore pubblico e di quello privato, dipendenti delle aziende di trasporto, rappresentanti delle forze dell’ordine, i cassintegrati della Fiat di Pomigliano D’Arco, i dipendenti delle aziende sanitarie, tutte le categorie hanno risposto all’appello della CGIL che, pur se da sola (allo sciopero generale non hanno aderito le sigle sindacali CISL e Uil), vince la scommessa e porta in piazza tantissimi lavoratori.
Il corteo prosegue rapido mentre la banda del sindacato, vestita con le t-shirt dedicate al centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, suona l’inno di Mameli insieme a Bandiera Rossa. Non tutti riusciranno a prendere posto in piazza, troppe persone.
Intanto dal palco cominciano gli interventi, introdotti da Teresa Potenza della Segreteria della Camera del Lavoro. Si parla di sicurezza e morti sul lavoro con Michele Minichini, ricercatore dell’Enea, che commuove il pubblico che lo ascolta con trasporto, raccontando di suo padre Amedeo, lavoratore dell’Eternit di Bagnoli, morto di cancro a causa dell’amianto. Si affronta il tema dell’anti-razzismo e dello sfruttamento degli immigrati, ci si infuria contro i tagli alla cultura e si parla di ambiente con Mariagiovanna Alessandro, del corpo forestale.
Grande protagonista della giornata il mondo del precariato: la giornalista Raffaella Ferrè, esponente del gruppo giovanile “Il nostro tempo è adesso” racconta la storia di Alessandra, una ragazza napoletana come tante, che ha studiato, si è laureata in architettura nella sua città e che poi è partita per Londra perché solo lì ha trovato quel lavoro stabile e quelle certezze che qui le sono state negate. Una storia che si ripete troppo spesso, aggiunge, ma che non deve ripetersi più. Il comizio s’infervora ancora su Welfare e i tagli alle politiche sociali, sui referendum di giugno, sull’acqua pubblica e contro il nucleare. Franco Percuoco, rappresentante RSU FIOM di Pomigliano accende la piazza parlando di “ricatto, il baratto dei diritti in cambio di un lavoro”.
Infine la parola passa al Segretario Nazionale della CGIL Susanna Camusso che non risparmia niente a Regione e Governo nazionale. “Basta con le bugie – dice – la crisi non è alle nostre spalle. Bisogna creare lavoro e sviluppo, ma non è possibile senza risorse. Basta ai tagli scellerati”. Il discorso toccherà molti temi scottanti, da un piano serio per contrastare l’evasione fiscale alla legalità, dal bisogno di ricerca e innovazione per creare lavoro all’esigenza di ridurre le disuguaglianze di diritti tra i cittadini. “Bisogna che a fare qualche sacrificio siano quelli che hanno di più, non si può chiedere ancora alle fasce deboli” dice il Segretario che infine si scaglia contro le polemiche per l’accoglimento dei profughi della guerra in Libia “Noi non ci riconosciamo in un’Italia che in nome di qualche leghismo non vede quel che la circonda, siamo un paese del Mediterraneo, dobbiamo avere rapporti di fratellanza e stare vicini ai popoli che in questo momento lottano in nome della libertà”. Ed è proprio sulle note della Libertà di Giorgio Gaber che si chiude questa giornata di sciopero a Napoli, proprio come si era aperta.