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Scagionato dopo 5 anni. Lorenzo Diana: "La fine di un incubo"

Ex presidente della commissione parlamentare antimafia, era stato indagato per concorso in associazione camorristica: "Accuse infamanti, tutte infondate. Ma ora chi mi restituisce il tempo perso?"

A metà degli anni '90, Lorenzo Diana era già un simbolo della lotta alla camorra. Non solo a Casal di Principe, dove si opponeva al clan dei casalesi, ma in tutto il Paese, avendo assunto la carica di segretario della Commissione parlamentare antimafia.

Quando, nel 2015, fu raggiunto da avvisi di garanzia che ipotizzavano un suo rapporto proprio con i casalesi, il colpo a tutto il movimento di lotta alla criminalità organizzata fu durissimo. Ci sono voluti cinque anni perché Diana venisse scagionato da tutto: "Accuse infamanti, che gli stessi pm hanno fatto cadere perché poggiate sul nulla, su dichiarazioni di collaboratori di giustizia che io stesso avevo fatto arrestare". 

Messo sotto scorta nel 1995 perché ritenuto in pericolo di vita, l'ex parlamentare ha ricevuto diverse minacce di morte ed è scampato ad un attentato dinamitardo solo grazie alle rilevazioni di un pentito. In un lunga intervista a Napolitoday, Diana racconta quanto sono stati difficili questi cinque anni: "Come è possibile che ci sia voluto così tanto tempo per liberare un cittadino innocente dalle accuse e dalla gogna mediatica? Chi mi restituisce il tempo perduto?".

Diana, però, nonostante lo scoramento, si dice pronto a tornare in prima linea contro la camorra: "Il clan dei casalesi è indebolito ma non è sconfitto. Sono pronto a tornare in campo da subito". 

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