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Cronaca

"A scuola s'insegna a discriminare i napoletani": polemiche sul libro delle medie

Docenti partenopei e genitori contro il confronto che il manuale "Terra dei popoli" (Editrice La Scuola, Milano) fa tra sorrentini e bergamaschi: "Molto frave formare i ragazzi con questi stereotipi"

"Terra dei popoli", libro per ragazzi di scuola secondaria di primo grado, è in questi giorni finito nell'occhio del ciclone. Unione Mediterranea, sulla propria pagina Facebook, ne ha postato degli estratti che – secondo molti utenti social – metterebbero in pratica una chiara discriminazione nei confronti dei meridionali.

Il testo, che presenta – come spiegato nel catalogo della casa editrice milanese La Scuola – “i popoli nel loro ambiente, attraverso un impianto che ripartisce la geografia in climatico-fisica, economica e umana”, dà località dopo località una particolare visione della gente che popola il Paese.
Con queste premesse, facile cadere nel luogo comune. “Il trevigliese che abita a metà strada tra Bergamo e Milano […] risente di questi due punti di riferimento – scrivono gli autori – del bergamasco possiede certamente il senso del lavoro, un lavoro molto intenso, svolto con semplicità ed orgoglio [...]; del milanese manifesta una certa ambizione, senza però possederne la cultura e l'apertura”.

Dall'altra parte, il sorrentino: “Di carattere aperto come tutti i popoli meridionali, i sorrentini sono simpatici e chiacchieroni […]. Non è vero che rifuggono dal lavoro: piuttosto non sono in possesso di una mentalità che sa quando e come rischiare, così che le aziende private sono poche e prevalgono lavori di tipo statale. Questo non è sufficiente per realizzare una fiorente economia […]. Il senso di appartenenza è molto forte, tanto che il dialetto napoletano è ancora molto parlato e sembra quasi una lingua vera e propria”.

Insomma, lo stereotipo è lì, a portata di undicenne. Ed è singolare che manchino probabilmente le uniche cose realmente appurabili in materia, ovvero che Sorrento viva di imprenditoria (alberghi) e che il napoletano sia una lingua madre (riconoscimento Unesco) e non un dialetto.
Gli insegnanti partenopei e meridionali in genere, così come i genitori, sono indignati. “Vorrei capire a quali testi fanno riferimento per questa sociologia antropologica da terzo millennio”, commenta ironicamente una docente. “Il libro si chiama 'Luoghi comuni e stereotipi culturali'?” le fa eco una collega. “La cosa più grave – scrive un genitore - è che (simili letture, ndR) sono destinate alla formazione dei ragazzi”.

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