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Un murales di Jorit per ricordare Davide Bifolco: "Rivedo lo sguardo di mio figlio"

"Mi chiamo Davide, ho 16 anni, sono cresciuto nel Rione Traiano. Per l'italiano medio sono un criminale, un poco di buono. O comunque è colpa mia. Per i benpensanti mi sta bene, anzi, avrei meritato anche una pallottola in testa. Sì, avete ragione, eravamo in tre su un motorino. Sì, avete ragione, non ci siamo fermati all'Alt! dei Carabinieri. Ma non sapevo che per questo ci fosse la pena di morte. Io volevo giocare a pallone, perché mi hai ammazzato?". Il testo che accompagna il video del nuovo murales di Jorit, realizzato tra il Rione Traiano e Pianura, ripercorre brevemente le tappe della morte di Davide Bifolco, sedicenne del Rione Traiano ucciso il 5 settembre 2014 da una pallottola esplosa da un carabiniere, Gianni Macchiarolo, condannato in primo grado a quattro anni e quattro mesi di carcere. Lungo quella strada in cui c'è il murales passa quotidianamente Giovanni, padre di Davide. "In un primo momento Jorit aveva deciso di non disegnare il volto di Davide", spiega Giovanni a NapoliToday. "'Non disegno i morti', così aveva detto. Evidentemente poi ha sentito qualcosa, ha sentito di disegnarlo come se fosse vivo. E così io vedo lo sguardo di mio figlio ogni giorno". 

Sul volto di Davide disegnato da Jorit sono impressi e nascosti segni che ripercorrono la vicenda del sedicenne: l'amore per il pallone, l'età, la narrazione approssimativa che in un primo momento fu fatta dell'intera vicenda, evidenziata anche nel libro 'Lo sparo nella notte' di Riccardo Rosa. "I segni sul suo volto fanno capire come si sono comportati nei confronti di un bambino. Alcuni poi hanno fatto passare mio figlio per un mostro, ed è la cosa più brutta che poteva capitare a una famiglia dopo una disgrazia del genere. Il carabiniere è stato condannato a poco più di quattro anni. L'altro mio figlio, ha commesso una rapina, un errore che ha poi pagato con quattro anni e otto mesi di carcere. Mi sembra evidente la sproporizione. Se questa è la giustizia mi vergogno di essere italiano", commenta Giovanni Bifolco. 

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