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Cronaca

ArciGay Napoli, parla Simioli: “Serve un piano contro l'omofobia”

Dopo l'aggressione a una coppia gay a Napoli e la richiesta di un piano anti omofobia, abbiamo intervistato Salvatore Simioli, Presidente del Comitato Provinciale Arcigay, che spiega i problemi della comunità e di quanti giovani gay lascino Napoli

Dopo l'ultima aggressione a una coppia gay a Napoli e quella avvenuta al Gay Village di Roma, l'Arcigay di Napoli chiede a Comune e Provincia un piano contro l'omofobia. Ne abbiamo parlato con Salvatore Simioli, il Presidente del Comitato Provinciale Arcigay Antinoo di Napoli.

Cosa pensa dell'ultima aggressione in pieno centro storico avvenuta a Napoli?
Questa è l'ultima di una serie di aggressione ai danni di omosessuali a Napoli. Però stavolta gli inquirenti sono già sulle tracce dei responsabili, così come nelle aggressioni precedenti sono stati arrestati i colpevoli. Questo dimostra un cambiamento: le forze dell'ordine sono più attente ad aggressioni omofobiche e i risultati si vedono. L'intervento delle forze dell'ordine non è sufficiente però, perché questi episodi vanno prevenuti attraverso campagne di informazione, interventi di tipo sociale per evitare il ripetersi di questi fatti.

Cosa chiedete voi dell'Arcigay alle istituzioni?
Innanzitutto una campagna contro l'omofobia con una comunicazione che sia efficace e un programma di aiuto a lungo termine per le persone aggredite. L'arcigay è chiamata a seguire una persona aggredita non solo dal punto di vista legale, ma anche da quello psicologico. Basti immaginare uno straniero che subisce un episodio di questo tipo e deve seguire tutta una procedura di denuncia  e si ritrova isolato e senza punti di riferimento. Noi siamo costretti a fare da supplenza, anche ai napoletani, quelli che non sono dichiarati in famiglia o non ne hanno supporto. Dalla buona volontà delle associazioni di volontariato si dovrebbe passare a un servizio organizzato dalle istituzioni. Non solo dal Comune, ma anche dalla Provincia che, anche se di destra, non credo che si ritenga esonerata dall'affrontare un problema sociale che riguarda l'intera città.

Queste sono le linee guida del piano anti omofobia che richiedete?
Certo. Noi abbiamo sempre lavorato gratuitamente, ma il Comune ha il dovere di veicolare e controllare l'efficacia delle politiche sociali di questa città che stanno facendo dei passi indietro rispetto agli anni precedenti. È il momento di fare un piano strategico, non solo contro l'omofobia, ma contro l'intolleranza in generale. Ci sono stati atti di violenza di gruppo ai danni di persone di colore, gay, turisti, tutti quelli che vengono avvertiti come differenti, nelle vicinanze di piazza Bellini, piazza del Gesù, piazza Dante. É il momento di affrontare questo problema con i mezzi propri delle istituzioni.

Qual è il sentimento diffuso nella comunità gay, da quel che avete modo di osservare?
Napoli ha una comunità omosessuale molto attiva, ma vive una contraddizione perché molti giovani lasciano la città. Innanzitutto perché non trovano occupazione e quindi scelgono delle città dove l'omosessualità sia bene accetta. Lo vediamo anche dai nostri militanti, prima andavano a Roma e Milano, ora vanno direttamente in Spagna. Questi episodi, anche se isolati ti fanno sentire non accettati e il timore di essere picchiato ti condizione, quindi si vive in una brutta condizione.
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