rotate-mobile

Incendio ex mercato: "Allarme ambientale e umanitario"

Associazioni come la Caritas sono al lavoro per trovare una sistemazione alle centinaia di rom sfollati dopo il rogo: "Ci sono decine di bambini che così perderanno la scuola"

"Capiamo l'emergenza ambientale e comprendiamo anche i disagi dei residenti. Qui, però, siamo di fronte a una tragedia umanitaria". Marisa Esposito si occupa di rom da anni per conto dell'associazione Nea. Dal pomeriggio del 1 maggio staziona di fronte all'ingresso dell'ex mercato ortofrutticolo per offrire prima assistenza ai rom sfollati dopo l'incendio di cui ancora non si conoscono le cause. "Ci sono tante donne, tantissimi bambini. Cerchiamo di iscriverli a scuola, ma ogni volta che brucia un campo questi ragazzini perdono settimane preziose". 

Ci sono minori di ogni età. Ci sono ragazzi rom che frequentano le superiori e sanno che la scuola è la loro unica possibilità di un'integrazione reale e non solo a chiacchiere. Anche loro, insieme ai genitori hanno trascorso la notte all'addiaccio nella speranza di poter entrare e recuperare gli oggetti lasciati nel campo. "Sono qui dalle tre di notte - racconta una donna - voglio entrare a prendere le cose dei miei figli. Hanno fatto entrare tante persone, ma io sono rimasta fuori. Ho quattro figli, sono sola. Non capisco perché non posso entrare a prendere le loro cose, le coperte". 

Gli abitanti di questo campo sono centinaia. Il numero preciso non lo conosce nessuno perché l'insediamento nell'ex mercato non è tra quelli censiti e autorizzati dalle istituzioni. Solo un parte ha trovato posto nell'ex scuola Deledda di Soccavo: "Circa 35 - precisa Antonio Romano della Caritas Diocesana - Abbiamo proposto soluzioni d'emergenza anche ad altri, ma non sono state accettate. Hanno paura che qualcuno entri nel campo e rubi le loro cose, soprattutto i documenti. E' già successo dopo altri incendi in altri campi". 

Nea e Caritas si stanno occupando anche di pasti e beni di prima necessità. "Molti ci hanno detto che sono pronti a tornare in Romania, il loro paese d'origine - prosegue Marisa Esposito - ma non sappiamo chi partirà, né quanti resteranno. La situazione è molto delicata". 

Dai finestroni delle vecchie strutture che un tempo ospitavano i fruttivendoli della città esce ancora il fumo. La struttura non è ancora considerata sicura, tanto che l'Arpac ha potuto effettuare solo una parte dei rilevamenti. Per questo motivo, sebbene non siano state rilevate anomalie nell'aria, non è ancora escluso che a prendere fuoco sia stato qualcosa di tossico. 

"Arpac è intervenuta ieri sera per valutare le conseguenze ambientali dell’incendio - si legge in una nota -Fino a tarda sera, a incendio ancora in corso, i tecnici del dipartimento di Napoli hanno effettuato un sopralluogo per constatare, compatibilmente con le condizioni di sicurezza, le tipologie di materiale soggetto a combustione. Sono stati identificati, tra l’altro, rifiuti da demolizioni edili, rifiuti in legno e plastica, bombole atte a contenere gpl. Presso il sito dell’incendio è stato attivato anche un campionatore ad alto flusso per il monitoraggio delle diossine e dei furani dispersi in atmosfera. Una prima valutazione dei dati grezzi provenienti dalle stazioni fisse della rete di monitoraggio della qualità dell’aria che operano continuativamente nel corso dell’anno, in particolare quelli acquisiti dalla stazione fissa di Napoli-Piazza Garibaldi e da quella che si trova presso via Argine, limitatamente ai parametri monitorati, non evidenzia variazioni significative che siano riconducibili all’incendio. Per integrare il monitoraggio della qualità dell’aria nel territorio interessato dall’incendio e verificare che i livelli di concentrazione delle varie sostanze a cui sono esposti i cittadini, monitorati secondo la normativa vigente, rientrino entro i limiti di legge, oggi è stato attivato anche un laboratorio mobile posizionato nei pressi del Centro direzionale di Napoli". 

All'esterno del mercato, seduti per terra, ci sono gli abitanti del campo. Chi è riuscito a entrare ha portato fuori anche i bagagli: "Sono coloro che sono pronti a partire - spiega Antonio Romano - queste persone vengono anche da città diverse, come Calarasi o Timisoara, e sono di etnie diverse. Come spesso capita in queste situazioni si creano gruppi in base alle affinità culturali e bisogna mediare".

Dalla Caritas, però, arriva anche una stilettata al Comune: "Questa città ha dimostrato ancora una volta di non essere in grado di affrontare le emergenze. Quando accade qualcosa di grave è una continua corsa a cercare di mettere una pezza. Non esiste nessun protocollo, nessuna struttura". 

  

Video popolari

Incendio ex mercato: "Allarme ambientale e umanitario"

NapoliToday è in caricamento