Cinque anni e sei mesi di reclusione. È questa la condanna inflitta per usura aggravata dai giudici della prima sezione penale di Torre Annunziata ai danni di Franco Immobile. L'ex presidente del Savoia è stato condannato dal collegio presieduto da Francesco Todisco. La procura oplontina, rappresentata in aula dal pm Sergio Raimondi, aveva chiesto sette anni di pena. Due gli episodi alla base della contestazione di cui uno è stato certamente ritenuto responsabile. Si tratta di un prestito a strozzo ad un professionista milanese mentre l'altra contestazione, quella relativa ad un prestito ad un avvocato torrese dovrebbe essere saltata ma bisognerà attendere le motivazioni alla sentenza. Immobile è stato ai domiciliari per quasi un anno e dinanzi ai giudici oplontini negò di aver mai prestato soldi a strozzo.

«Ho sempre lavorato, queste sono “mani di fatica”. Non ho mai chiesto interessi a nessuno e nemmeno all'avvocato» disse ai magistrati nel corso dell'esame imputato. Secondo l'accusa, Immobile avrebbe concesso prestiti con tassi del 10% mensili che arrivavano al 120% annui in due casi. Nel caso dell'avvocato torrese, aveva ricevuto 46 mila e 500 euro in contanti per poi raggiungere un accordo per pagarne altri 80mila in quattro tranche da 20mila l'una pagati con assegni postdatati. Tutto registrato dal professionista con un mini dvr che gli venne fornito dalla Guardia di Finanza per incastrare il presunto usuraio. Proprio questa registrazione non venne però acquisita dai magistrati oplontini per mancanza del decreto autorizzativo e nella stessa udienza Immobile venne scarcerato in attesa del giudizio. Il processo si è però concluso comunque con una condanna e sicuramente avrà giocato un ruolo fondamentale gli episodi subiti dall'impresario milanese.