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Cronaca

Immigrazione. Emergenza “Nord Africa”, proroga sino a marzo 2013

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di NapoliToday

Dopo gli appelli lanciati da molte associazioni che si occupano d'immigrazione per la scadenza prevista al 31 dicembre prossimo dei fondi che consentivano l'ospitalità ai 17.500 profughi fuggiti principalmente dal Nord Africa nel periodo dei tumulti avvenuti nei paesi sull'altra sponda del Mediterraneo a partire della primavera 2011, sarebbe pronta la tanto sospirata proroga che consentirà di poter mantenere la promessa di ospitalità nei loro confronti almeno sino al 31 marzo del 2013.

Un atto dovuto, quello della proroga dello "stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale per l'eccezionale afflusso di cittadini provenienti dai Paesi del Nord Africa", ai più noto come "Emergenza Nord Africa", indipendentemente da qualsiasi presupposto o visione ideologica, perché la scadenza precedentemente indicata, avrebbe lasciato per strada e senza vitto quasi ventimila migranti ad oggi ospitati da strutture d'accoglienza sparse su tutto il territorio nazionale.

Per Giovanni D'Agata, fondatore dello "Sportello dei Diritti", una buona notizia in mezzo a tante negative in un paese come il Nostro in cui viene smantellato giorno dopo giorno lo stato sociale, perché il principio di solidarietà è una condizione imprescindibile per ogni stato democratico che è degno di questo nome.

Resta però la delusione che ad oggi non è dato comprendere il destino di queste migliaia di persone, letteralmente fuggite dai propri paesi per le gravi crisi che questi continuano ad attraversare e che probabilmente non potranno rientrare per i prossimi anni nello stato d'origine per il rischio di essere perseguitati per le più svariate ragioni.

Riteniamo a questo punto che oltre al Nostro Paese debba essere l'Europa ad assumersi una responsabilità collettiva e definitiva per garantire a questi migranti un futuro dignitoso, almeno dopo la fine dell'emergenza, al fine di poter dire basta ad un assistenzialismo che può essere condiviso solo in una fase critica, ma che non può durare all'infinito.

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