Sgombero di Sant'Antimo, immigrati accolti in chiesa
Dopo lo sgombero di una palazzina occupata a Sant'Antimo, 40 immigrati sono stati allontanati dalle loro abitazioni. Cinque di loro sono stati arrestati. Gli altri sono stati accolti da Monsignor Campanile, presso la Chiesa di Sant’Antimo

Lo sgombero, minacciato già nei giorni scorsi dal Sindaco di Sant’Antimo, Francesco Piemonte, e dalla Procura della Repubblica, è stato effettuato dalle forze dell’ordine.
Cinque immigrati sono stati arrestati per aver detto: “Vogliamo restare nelle nostre case!”. Queste persone sono state portate nella vicina frazione di Frattamaggiore e sono attualmente tenute lontano dalle loro abitazioni. Non potranno più entrare nelle loro case e prendere i loro effetti personali.
Il divieto è stato imposto a seguito delle cattive condizioni igienico sanitarie riscontrate all’interno degli appartamenti. Roger Adjicoudè, Responsabile Consulta Regionale Immigrazione, ha denunciato: “Non siamo i soliti clandestini, bollati ingiustamente come irregolari, ma abbiamo tutti un lavoro stabile e fino a qualche ora fa avevamo anche una casa. Abbiamo scelto la Campania come nostra terra promessa, e non capisco l’incoerenza delle istituzioni locali. Invece di pensare a combattere la criminalità, che spadroneggia indisturbata sul territorio, si preoccupano di sgomberare le nostre case perché non rispondono a condizioni igienico sanitarie adeguate? E’ stato uno scempio quello di oggi”.
L’associazione “3 Febbraio”- Immigrati di sant'Antimo ha ribadito: “Fa davvero pensare come l’ordine di questo stato, dalla regione alla Prefettura dal Comune alla Provincia si realizzi attaccando la povera gente, ed in particolar modo gli immigrati”- ed ha aggiunto- “La nostra è la legge dell’accoglienza, della solidarietà, del rispetto e della libertà di tutti gli esseri umani”.
Proprio stamattina, si è tenuta, alla stazione Marittima di Napoli, la VII Conferenza Regionale sull’Immigrazione, “Tutti diversi, tutti uguali”, nell’ambito della quale l’assessore regionale all’Immigrazione, Alfonsina De Felice, ha definito l’accaduto: “E’ l’ennesima prova della necessità di intervenire per tutelare i diritti di queste persone, non dobbiamo considerarli altro da noi, ma parte integrante del tessuto socio-culturale del territorio campano”. E ancora Roger Adjicoudè ha aggiunto: “Per loro siamo numeri, mentre noi siamo persone; loro hanno la legge del sospetto, fomentando paura e diffidenza nei nostri riguardi. Attaccare chi vive a via Sambuci, significa colpire i germogli di una possibile convivenza e sbarrare le strade all’unità ed al rispetto. Negli stessi giorni in cui a Milano è scoppiata la violenza tra gli immigrati ed i razzisti, hanno colto l’occasione per criminalizzarci tutti”.