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I genitori dei 'trapiantati' di cuore: "Al Monaldi mancano medici e strutture per i nostri figli"

La denuncia dei familiari dei pazienti: "Non ci sono posti di terapia intensiva pediatrica". La storia di Giuseppe: "Mio figlio per due mesi ha atteso una camera sterile. Temo per la sua sopravvivenza"

Correva l'anno 2019 e la Regione Campania chiudeva una stagione di proteste e sospetti riattivando i trapianti di cuore pediatrici all'Ospedale Monaldi di Napoli. L'attività chirurgica era stata interrotta per non meglio specificati "contrasti interni". A due anni da quel giorno, i genitori dei ragazzi sottoposti a trapianto di cuore sono tornati ad alzare la voce. 

Secondo la loro ricostruzione, l'Azienda ospedaliera dei Colli non avrebbe rispettato i requisiti che aveva promesso. "E' tutto scritto nero su bianco. La direzione si era impegnata a garantire il reparto con mezzi, spazi e personale. A oggi, mancano medici, infermieri, posti di terapia intensiva e sub-intensiva" afferma Dafne Palmieri, madre di un giovane 'trapiantato'.

Tra i genitori sul piede di guerra c'è anche Giuseppe Castaldo, papà di Giovanni, un bimbo che dovrà sottoporsi a trapianto di cuore per la seconda volta: "Mio figlio ha avuto un problema durante l'assorbimento degli anticorpi del Covid e avrebbe avuto bisogno di una camera sterile. Per due mesi l'abbiamo chiesta e soltanto pochi giorni fa hanno allestito un box temporaneo nella terapua 8intensiva per adulti. Per le condizioni in cui sta non so neanche se domani è vivo o morto"

I genitori sono pronti a presentare una denuncia alla procura della Repubblica: "Non si capisce quale sia la base giuridica ed etica - sostiene l'avvocato di Federconsumatori Campania Carlo Spirito - per cui questi ragazzi devono essere 'ospitati' in posti temporanei, creati in base alla necessità del monento, nella terapia intensiva per adulti"

Massimo ha 20 anni ed è in cura al Monaldi dal 2012. Nel 2014 ha subito il trapianto, dopo sei mesi di cuore artificiale. Nella sua testimonianza si evincono i disagi riscontrati per un personale ridotto all'osso: "Le stesse persone che si occupano del reparto, devono occuparsi anche di coloro che vengono a controllo. Sono troppo pochi per dedicarci l'attenzione che, viste le nostre condizioni, meritiamo".  

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