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Lui russo, lei ucraina: "Scappati dalla guerra, Napoli ci ha accolto"

La storia di Michail e Angelika, due giovani profughi accolti da una donna partenopea. Il ragazzo: "Non posso essere d'accordo con il mio paese se uccide altre persone. Agli ucraini dico: dopo la sofferenza pensate al futuro"

"Siamo stati fortunati, non abbiamo visto le terribili scene che ci hanno raccontato altri profughi". Michail e Angelika sono una coppia giovanissima. Lui è un 27enne metà russo e metà ucraino, lei ucraina di 20 anni, sono la rappresentazione vivente dell'assurdità di un conflitto tra questi due popoli. Sono sposati e insieme sono scappati dalla guerra per giungere a Napoli. Nonostante questo, si dicono fortunati: "E' stato bello incontrare queste persone che ci hanno accolto, Qui è tutto pazzesco: il cibo, i palazzi, il centro storico, il lungomare. E' un'esperienza molto positiva per noi". Ad accoglierli in casa è stata Simona, un'operatrice sociale del Consorzio Gesco che ha partecipato alla missione in Polonia della onlus Mediterranea Saving Humans.

La fuga

Vengono dalle campagne della provincia di Kiev, nel loro villaggio la guerra non era ancora arrivata. "Ma sentivamo le bombe, i missili, i droni. - assicura Michail - A pochi chilometri da casa, a Vasilikov, l'esercito russo stava avanzando. C'era sempre tanto fumo". 

Il viaggio, come per tutti i profughi, è stato estenuante: "Abbiamo prima preso un treno destinato all'evacuazione con il quale abbiamo raggiunto Leopoli, poi da lì un bus per arrivare al confine polacco. A quel punto, abbiamo incrociato il bus di Mediterranea. I volontari ci hanno detto che per noi in Italia ci sarebbero state maggiori opportunità e, così, siamo arrivati fino a qui". 

La famiglia

La mente, però, viaggia spesso verso l'Ucraina, dove i due ragazzi hanno lasciato i parenti: "C'è tutta la mia famiglia - spiega Angelika - Mia madre, mia sorella, mia nonna. Non vogliono lasciare casa e io ho molta paura per loro. Li sento ogni volta che posso". Anche Michail ha lasciato la nonna: "Non può camminare, non sarebbe riuscita a lasciare il paese". 

Il giovane racconta di quando ha lasciato la Russia: "Ho studiato lì, perché è meglio per un giovane. Però mi piace di più vivere in Ucraina. Poi ho conosciuto Angelika, ci siamo sposati e così per me è stato semplice scegliere. Ho ancora tanti amici e parenti in Russia, ma li non sanno cosa sta accadendo. Quando parlo con loro narrano una storia completamente diversa dalla realtà: dicono che non c'è la guerra". 

Il messaggio

Se si guarda indietro, Michail non ha rimpianti: "Non posso essere d'accordo con il mio paese se uccide altre persone. E' una cosa logica. Ai miei connazionali dico di informarsi anche leggendo i media internazionali, non solo quelli russi, così capiranno che cosa sta accadendo davvero". 

Infine, il giovane 27enne lancia un messaggio al popolo ucraino: "Fate che questa guerra sia un'opportunità". Una frase forte, che per un istante fa piombare la stanza in un profondo silenzio. Michail capisce di dover dare un significato a quelle parole: "Molte persone hanno perso amici, familiari, tutto quello che avevano. Ma dopo il dolore arriva il momento di pensare al futuro. E spero riescano a cogliere l'opportunità di costruire un futuro migliore in Europa o negli Stati Uniti". 

Per quanto il calore e le usanze partenopee abbiamo commosso i due giovani profughi, il loro futuro sarà lontano dalla città. Ma resta il tema di un'accoglienza che fino a oggi si è appoggiata solo sulla solidarietà delle famiglie e sul lavoro dei volontari: "Arriverà il momento che l'ondata emotiva terminerà - afferma Simona - Le famiglie che hanno accolto si chiederanno quale sarà il destino di queste persone. Spero che quando arriverà quel momento le istituzioni saranno pronte". 

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