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L'iniziativa / Torre annunziata

“Giù le mani dalla città”: gli studenti di Torre si riprendono i beni confiscati

Iniziativa al Marconi con visita al bene confiscato “villa Adele” a pochi passi dall'istituto

“Giù le mani dalla città”. È con questo titolo simbolico che questa mattina, 19 dicembre, si è tenuto un importante incontro all'istituto Marconi di Torre Annunziata. Un'occasione organizzata dalla sezione territoriale dell'Associazione nazionale magistrati e che ha visto coinvolti gli alunni di diversi istituti torresi. A fare gli onori di casa è stata la dirigente scolastica Agata Esposito che ha sottolineato l'importanza della giornata iniziata con un breve convegno che ha visto protagonisti diversi magistrati in servizio presso il tribunale oplontino.

A cominciare dalla presidente della sezione Anm, Andreana Ambrosino, anima dell'iniziativa insieme al collega Matteo De Michele. La pm della procura oplontina ha raccontato ai tanti ragazzi presenti in sala, insieme alle più alte cariche delle forze dell'ordine, il valore simbolico che hanno i beni confiscati e quanto sia importante riappropriarsene. In particolare ha posto l'accento su “villa Adele”, l'abitazione confiscata al clan Tamarisco che subito dopo il convegno è stata visitata da magistrati e studenti. Il magistrato ha raccontato le nefandezze che sono state realizzate in quel covo-bunker del clan ricordando la scelta coraggiosa delle mamme che denunciarono le violenze sessuali subite dai figli nel rione Poverelli. Ha spiegato ai ragazzi la figura di Matilde Sorrentino e come sia stata censurata a morte. Il suo sacrificio ha portato però a fare luce su quella triste vicende che si svolse proprio tra quella villa e la scuola di via Isonzo. 

Anche il collega e segretario della sezione locale dell'Anm, De Micheli ha sottolineato il significato simbolico dei beni confiscati ma ha spiegato come si faccia ancora tanta fatica a restituirli alla collettività. Il fatto che tanti beni non siano ancora stati assegnati e anzi vivano nel degrado, è per il magistrato un segnale negativo che si dà alla cittadinanza. Ha spiegato che la lotta alla camorra non è ancora finita e che siamo all'inizio del “secondo tempo”. Dare nuova vita a questi edifici significa scrivere una pagina importante nella lotta alla criminalità. 

Il presidente del tribunale, Ernesto Aghina, ha sottolineato come in un contesto urbano così complesso le condanne non bastino perché ci sono subito nuovi criminali pronti a sostituire i precedenti. Per questo la confisca dei beni rappresenta un valore aggiunto perché permette di estirpare alla radice la forza economica dei clan e limitare la loro capacità di reinventarsi. Ha spiegato il valore economico di questo tipo di contrasto e poi si è soffermato su un altro bene confiscato simbolo della città: palazzo Fienga. Lì sorgeranno delle caserme delle forze dell'ordine ma ha ricordato che in Campania ci sono circa 7000 beni confiscati ed è importante riutilizzarli. 

Anche il procuratore di Torre Annunziata, Nunzio Fragliasso, ha spiegato che la vera scommessa non è solo togliere questi beni alla criminalità ma restituirli al territorio. In particolare ha ricordato quanto non riutilizzarli sia una sconfitta per il territorio e l'amministrazione locale. Si è poi rivolto ai ragazzi ricordando come loro coetanei si perdano per strada perché la camorra conta sulla complicità di criminale non è ma soprattutto punta sul fatto che sia molto difficile crescere senza cedere a compromessi o imboccare scorciatoie. Ha poi parlato dell'importanza dei piccoli gesti come quello di non acquistare merce contraffatta dietro cui c'è un mondo di illegalità che assassina il nostro territorio. 

Anche il commissario straordinario, Ferdinando Mona, ha ricordato che la maggior parte dei beni confiscati cittadini versano in condizioni precarie perché dimenticati dalle amministrazioni precedenti. Ha poi evidenziato il forte valore simbolico della mattinata augurandosi, però, che l'intervento che ha portato alla visita non serva solo per una “festa” simbolica ma che il futuro di quel bene sia una destinazione dedicata alla lotta alla violenza sui minori. 

A chiudere il dibattito è stato Pasquale Leone di Libera che ha paragonato la Repubblica a una madre come lo era Matilde Sorrentino. Non qualcosa di lontano ma come qualcuno di cui prendersi cura. Così come il territorio a cui i ragazzi devono tenere come a un parente indignandosi se qualcuno lo deturpa. Ha poi esortato i ragazzi a guardare alla visita al bene come una possibilità, come qualcosa di straordinario.

Entusiasmo che i giovani hanno dimostrato visitando il bene con curiosità e rimanendo colpiti dalle condizioni in cui i membri della famiglia Tamarisco vivevano all'interno di quel bene. In particolare hanno notato i sistemi di sorveglianza e gli strumenti di difesa che il boss utilizzava per proteggersi, vivendo chiuso in una sorta di cattedrale del deserto. Dopo la visita gli alunni delle scuole, hanno partecipato oltre a quelli del Marconi, anche gli studenti del Liceo Pitagora, del Liceo De Chirico, dell'istituto Graziani e del Cesaro-Vesevus, si sono esibiti gli allievi della band “Benito Capossela” del liceo musicale che hanno preceduto la sfilata dal titolo “White Christmas” organizzata dal Marconi. La giornata si è conclusa con un buffet preparato dagli alunni dell'alberghiero. 

villa tamarisco

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