Il coraggio di Giancarlo Siani: 27 anni fa la morte
L'agguato in via Vincenzo Romaniello: il giornalista del Mattino ucciso a 26 anni sotto casa dalla camorra. De Magistris: "Il suo sacrificio è ancora attuale e vivo"
Lunedì 23 settembre 1985. Giancarlo Siani, giornalista del Mattino, veniva massacrato sotto casa dalla camorra. Come scrive il sindaco Luigi de Magistris sulle pagine del quotidiano: "Esiste una frase di Rosario Livatino, il giudice «ragazzino» ucciso dalla mafia, che secondo me ispira la condotta di tanti uomini e di tante donne che hanno impegnato la propria esistenza, fino al sacrificio estremo di esserne privati, al rispetto della giustizia e della legalità. La frase recita: «Alla fine della vita ci verrà chiesto non se siamo stati credenti, ma se siamo stati credibili». Ecco, questa espressione credo rappresenti in modo perfetto non solo la storia, ma la persona che fu Giancarlo Siani... Nel caso del giornalista vomerese, questa fedeltà a se stesso si tradusse nella coscienziosità e nella correttezza riposta nel compiere il lavoro, nel coraggio di raccontare la realtà (Torre Annunziata e non solo) denunciando la forza delle famiglie criminali e dei loro legami con la politica, nella gioia giovanile di rincorrere la notizia ricercando le fonti non convenzionali e soprattutto vivendo il reale da raccontare, cioè osservando direttamente e senza filtri quanto accade sul territorio, tra le persone, in strada, nelle case. Un giornalismo che scava e ricerca, che non si ferma alla superficie ma affonda l'occhio critico fino agli abissi, dunque obiettivo ma allo stesso tempo meravigliosamente partigiano, perché animato dalla volontà di contribuire, mediante questo suo raccontare, ad una società più democratica e giusta, dove le mafie -per citare Falcone- hanno una fine così come hanno avuto un inizio, in quanto fenomeno umano e non destino ineluttabile di un paese, da accettare con rassegnazione. Ma perchè questa fine possa realizzarsi, è indispensabile l'impegno di ciascuno e di ciascuna di noi, anche «semplicemente» attraverso una condotta onesta e limpida nel proprio lavoro quotidiano. Per questo il sacrificio di Giancarlo Siani è ancora attuale e vivo, parlando e comunicando in particolare con le giovani generazioni, non solo di giornalisti ma di cittadini in generale".
Il sindaco ricorda inoltre il bando indetto dal Comune per la realizzazione di un progetto relativo all'installazione artistica della Mehari, l'automobile di Giancarlo, presso la rotonda di via Caldieri cioè la piazza della legalità affinché "l'automobile su cui Giancarlo si muoveva alla ricerca delle notizie, percorrendo chilometri di strada e di vita, possa trovare la migliore collocazione pubblica come accade per ogni oggetto divenuto simbolo".