Pescatori di frodo all'opera nella riserva marina della Gaiola
La piccola oasi protetta di ripopolamento marino rischia di essere danneggiata da "professionisti" e "dilettanti" della pesca illegale, almeno 20 i sequestri a settimana in estate
Pescatori di frodo in azione nella riserva protetta della Gaiola, a Posillipo.
La piccola oasi naturale, di 42 ettari, ospita una spettacolare fauna marina che va dalle murene ai guarracini, oltre ai saraghi, polipi e donzelle.
A spiegare quanto di illegale e dannoso per l'ambiente marino stia accadendo, è Pietro Treccagnoli dalle pagine de Il Mattino.
Il nostro piccolo paradiso marino, spiega Treccagnoli, è gestito dalla Sovrintendenza ai Beni archeologici e paesaggistici, con la sorveglianza del Corpo Forestale della provincia di Napoli diretto dal commissario capo Rosa Codella. Una manciata di persone, perché queste sono le possibilità, che fanno il possibile e anche l'impossibile per controllare, monitorare e scongiurare i pericoli della pesca illegale in questo lembo di acqua che nasconde grotte spettacoli e ruderi delle antiche civiltà dalle quale discendiamo.
Un pezzo di mare molto pescoso, che fa gola a tanti, nonostante il rischio di una sostanziosa sanzione (oltre mille euro) e la possibilità di una denuncia penale.
Il Commissario Codella spiega al giornalista del Mattino che nel periodo estivo si rilevano almeno 20 infrazioni alla settimana, ma la pesca di frodo è attiva tutto l'anno, specialmente nei periodi estivi (come a Natale) in cui si vende molto (e caro) il pesce freschissimo.
Purtroppo la maggior parte delle denunce restano contro ignoti, racconta ancora Colella, perché i pescatori illegali arrivano in immersione dall'esterno della riserva, per poi risalire a galla con il bottino rubato. Difficile individuarli in questo modo. E se pescano con i fucili rischiano anche di danneggiare il parco sommerso.
Insomma, non solo illegalità ma anche superficialità e mancanza di rispetto per uno dei patrimoni più importanti che abbiamo.