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Intervista a Gaetano Di Vaio

Un passato di abusi, violenze, dolore dato e ricevuto. E’ una lingua dura e onesta quella di Gaetano Di Vaio, nato a Piscinola 49 anni fa, oggi produttore cinematografico di successo, oltre che regista, documentarista e attore.

Dopo aver brindato alle vittorie di festival nazionali e internazionali, arriva per l’etichetta di Di Vaio un riconoscimento culturale che mette sotto i riflettori il percorso fatto in quest’ultimo decennio, andando ben oltre il singolo premio.

“E’ stata durissima riuscire a farsi spazio”- dice oggi, nel mentre la sua società di produzione, la Bronx Film,è tra gli ospiti d’onore alla Casa del Cinema di Roma, a Villa Borghese, dove fino al prossimo 9 febbraio, gli sarà interamente dedicato un ciclo di incontri.

“All’incirca dieci anni fa, mi muovevo tra il buio e la luce e non sapevo dove mi avrebbe portato tutto quello che stavo facendo. Sicuramente una grande fetta di incoscienza pura ha permesso a me e a Bronx di arrivare fin qui”. 

La società di produzione partenopea affonda le sue radici nella storia di un uomo che ben s’intreccia con il volto più violento della nostra città, quello delle  periferie lasciate al cancro della fame e della camorra, nelle quali Di Vaio è nato e cresciuto per poi farvi ritorno sotto il segno del riscatto. 

“Napoli non è solo questo e non è solo Gomorra” - serie a cui il produttore ha preso parte sia nella stesura dei dialoghi che come attore. 

Oggi, Di Vaio, attraverso i suoi documentari, la Napoli dolente continua a raccontarla, incontrando assieme alla durezza di certe storie la speranza di tanti giovani dei quartieri popolari. 

“E se da un lato ritengo che raccontare sia necessario - continua - sono assolutamente contrario alla rappresentazione tossica e univoca continuamente fatta della nostra città.
Non è certo per colpa del sindaco De Magistris se la camorra esiste ancora. Qui ci vogliono risorse, investimenti, cultura e lavoro. Il sindaco sta facendo la sua parte ma molto dipende dalle massime istituzioni, non certo da Palazzo San Giacomo”.


Luca Leva


 

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