Friday for Future: "Non pagheremo la crisi energetica"
Duemila giovani hanno sfilato nel centro di Napoli contro l'inquinamento e l'alternanza scuola-lavoro. Il messaggio alla politica: "Stanchi delle bugie, parlano ancora di nucleare"
Nel giorno delle chiusura delle campagne elettorali, la palma di piazza più bella e appassionata va senz'altro alle duemila anime di Friday for Future che hanno sfilato per le strade di Napoli contro l'inquinamento ambientale e la presenza delle multinazionali nelle scuole e nelle università italiane.
Concetti che in questo momento storico hanno una precisa declinazione. Da un lato la crisi energetica, il caro-bollette e le scelte "antiquate" della politica che punta "a riaprire centrali a carbone e al nucleare". Dall'altro, il pensiero va a Giuliano De Sete, giovane studente morto a Portogruaro mentre svolgeva un'attività scuola-lavoro.
Scuole, associazioni, movimenti e lavoratori hanno scioperato partendo da piazza Garibaldi in direzione Plebiscito. "Il Governo Draghi ha sbagliato ogni scelta - spiega Martina Spina, portavoce nazionale del movimento ambientalista - ha riaperto centrali a carbone e ha spostato gli interessi energetici del Paese dalla Russia ad altri paesi che non brillano per diritti civili e libertà della popolazione, come Egitto e Azerbaigian".
Davanti alla sede storica dell'Università Federico II, i giovani manifestanti hanno chiesto l'esclusione delle multinazionali dai programmi di finanziamento degli atenei, con particolare attenzione verso Eni e Leonardo. Il messaggio alla politica è chiaro e forte: "Siamo stanchi delle loro bugie - afferma Davide Dioguardi, portavoce cittadino di Friday for Future - si definiscono ambientalisti ma basta leggere i programmi per capire che è una menzogna. La rivoluzione deve partire ore: basta con i combustibili fossili. Vogliono far pagare ai cittadini la crisi energetica che loro hanno creato".