rotate-mobile

La storia di Francesco: "Sono disabile e prigioniero in casa mia"

Residente in una casa del Comune di Napoli, al secondo piano di un palazzo senza ascensore: "Sono un peso per tutti i miei cari". Trentasei anni fa il colpo di pistola che lo ha costretto sulla sedia a rotelle

Scegliere da dove cominciare per raccontare la storia di Francesco Pesce non è impresa facile: la grave disabilità, il colpo di pistola che gli cambiò la vita, il passato pieno di sbagli, il presente di rinascita e redenzione. Francesco ha 59 anni, ma sembra aver vissuto già tre vite anche se ci tiene a precisare: "L'infanzia la sto vivendo soltanto adesso". 

"Sono prigioniero in casa mia"

Forse, è giusto cominciare dal presente e dal suo desiderio più grande: non rappresentare un peso per gli altri. Difficile per lui, costretto da 36 anni su una sedia a rotelle in un'abitazione del Patrimonio del Comune di Napoli situata al secondo piano di un palazzo senza ascensore di via Nuova Santa Maria Ognibene, nei Quartieri Spagnoli. "Nel 1990 fui raggiunto da un colpo di pistola e da allora sono seduto qui. Non sono libero di uscire, sono costretto a chiedere ai miei cari di prendermi in braccio e di portarmi giù di peso. Per risalire è la stessa storia e se non c'è nessuno in casa sono costretto ad aspettare ore. Sono anni che chiedo al Comune un aiuto. Ci sarebbero due soluzioni: un ascensore esterno o un sedile da installare lungo il corrimano delle scale". 

In effetto, ci sono stati anche diversi sopralluoghi della Napoli Servizi e si è giunti finanche alla presentazione di un preventivo da 19mila euro. "Credevo di essere fuori dal tunnel, ma mi sbagliavo - prosegue - Quando tutto sembrava risolto la procedura ha subito uno stop: mi hanno detto che sono moroso nei confronti del Comune per non aver mai pagato l'affitto di un terraneo che io ho chiesto come deposito per la carrozzina elettrica". 

L'occupazione della casa

Per comprendere a fondo i motivi della morosità è opportuno fare un passo indietro. Nel 2002, Francesco è residente in un'altra abitazione, di proprietà della moglie, sempre in via Nuova Santa Maria Ognibene. Avanza al Comune una richiesta di deposito per la sua carrozzina elettrica. L'Amministrazione individua un terraneo di fronte al suo palazzo, ma nella motivazione di affido lo classifica come locale commerciale: "Per questo motivo, mi chiedono 236 euro di fitto al mese, a fronte dei 225 che incasso di pensione. Come potevo pagare?".

Passano gli anni e nessun funzionario risponde alle lettere inviate dal 59enne che chiede il cambio di destinazione d'uso. Nel frattempo, nel 2009, il passato di Francesco, di cui parleremo a breve, torna a bussare alla porta e per le leggi antimafia viene sequestrata della casa di proprietà della consorte. Senza un tetto dove dormire decide di accamparsi nel terraneo: "Sono stati anni difficili - racconta - in quel locale non c'è l'acqua, è molto umido. Sono rimasto solo, mi sono allontanato da tutta la famiglia". 

Nel 2013, Pesce viene a sapere che a pochi metri c'è una casa del Comune di Napoli libera e non assegnata. "Ho occupato quell'abitazione e nello stesso giorno mi sono autodenunciato. Il tribunale mi ha chiesto di pagare un multa ma mi ha anche riconosciuto come legittimo assegnatario". Da quel giorno, Francesco ha presentato decine di richieste per l'installazione di un ascensore o di un sedile elettrico lungo le scale. "Io voglio pagare per il terraneo, ma una cifra commisurata alla mia pensione. Non possono pretendere da me 50mila euro, quella non è un'attività commerciale.

GLI ERRORI DEL PASSATO

Una ferita d'arma da fuoco e un sequestro da parte dell'antimafia raccontano un passato che Francesco Pesce non nasconde: "Sono nato in una famiglia agiata, mio padre era un commerciante. Poi, siamo stato colpiti da alcune disgrazie e in poco tempo mi sono ritrovato solo. Sono diventato uno scugnizzo dei Quartieri e, con il passare degli anni, ho commesso diversi errori". 

In giovane età gli viene riconosciuta più di un'associazione a delinquere di stampo mafioso e finisce in carcere per porto abusivo di arma da fuoco. In galera si crea qualche nemico. "Quando sei in cella sei portato a difenderti per non soccombere e ho commesso altri errori. Tanto che anni dopo, uscendo di casa, sono stato vittima di un agguato. Nonostante fossi la vittima, mi hanno messo di nuovo in carcere per mancata collaborazione". 

Il presente e la redenzione

"Sono quarant'anni che non commetto un reato", nelle sue parole c'è un misto di orgoglio e rammarico. "Forse questa sedia a rotelle è la cosa migliore che mi è capitata perché da li è cominciata una nuova vita". Oggi, Francesco collabora con alcuni tour operator ed è diventata la voce storica dei Quartieri Spagnoli: "Siamo solo all'inizio. Ho tanti progetti in cantiere. Sto crescendo, mi sto evolvendo. Vorrei soltanto essere libero di poter uscire da casa quando voglio". 

Video popolari

La storia di Francesco: "Sono disabile e prigioniero in casa mia"

NapoliToday è in caricamento