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Poche fiaccole per Norina: a Secondigliano vince la paura

La famiglia chiede giustizia per la ragazza di 33 anni uccisa dal marito Salvatore Tamburrino, ex braccio destro del boss Marco Di Lauro: "Noi non c'entriamo nulla con la camorra. Non ci fermeremo. Purtroppo la gente ha paura a metterci la faccia"

Dici Di Lauro e a Secondigliano ancora tremano i muri. Si potrebbe spiegare così che alla fiaccolata per Norina Matuozzo ci fossero meno di cento persone che, partite dalla Chiesa dei Santi Cosmo e Damiano, hanno percorso un tratto di corso Secondigliano, dove si era trasferita da sposata. Norina è stata uccisa il 2 marzo scorso dal marito, che risponde al nome di Salvatore Tamburrino, ex braccio destro del boss Marco Di Lauro, oggi collaboratore di giustizia. "Ci aspettavamo una risposta diversa dal quartiere - afferma Elda Matuozzo, sorella di Norina - purtroppo le persone hanno paura a metterci la faccia".

La famiglia chiede che l'omicidio della donna, 33 anni, non sia collegato con le dinamiche di malavita: "E' un femminicidio - prosegue Elda - perché lei non aveva mai accettato quella vita e voleva cambiare. E lui non glielo ha permesso". Ha paura la famiglia Matuozzo. Paura che la collaborazione con la giustizia italiana possa valere uno sconto di pena: "A me non interessa il processo di camorra - continua la sorella della vittima - ma vogliamo che per l'omicidio di Norina abbia il massimo della pena". 

I due figli di Norina, 7 e 14 anni, sono stati affidati ai genitori della ragazza per non finire in una casa famiglia. Tutti e quattro sono trasferiti in una località protetta per non rischiare ritorsioni e vendette da parte del clan Di Lauro dopo che Tamburrino è diventato collaboratore. "Noi non ci fermeremo mai - afferma Gaetano Matuozzo, il fratello - perché Norina non può riposare in pace finché non ci sarà giustizia. E noi ci fermeremo solo quel giorno". 

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