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Fiaccolata per i detenuti. I parenti: "Lasciati morire in cella

Marcia dei familiari intorno al carcere di Poggioreale. Don Franco Esposito: "In questo luogo non è garantita la dignità umana". Il garante Pietro Ioia: "Non si rispettano le distanze: rischio focolaio Covid. Malati e ultrasettantenni devono tornare a casa"

Duecento fiaccole per ricordare che all'interno del carcere di Poggioreale la dignità umana è un optional e che la vita si rischia ogni giorno: per violenza, per suicidio, per Covid. Perché all'interno del penitenziario napoletano, anche in tempi di panedmia, la distanza e lo spazio vitale tra i detenuti e argomento sconosciuto. Lo sanno i parenti di chi sta scontando una pena: "Chi ha sbagliato è giusto che paghi, ma non è giusto che muoia in queste quattro mura" gridano.

Don Franco Esposito, con loro lavora ogni giorno: "A Poggioreale si vive in 10-12 persone in una cella, quindi non esiste la dignità dell'individuo. Ci sono tante categorie di detenuti che potrebbero tornare a casa e invece restano chiusi in cella, alimentando una bomba sociale e sanitaria". 

Pietro Ioia, garante dei detenuti di Napoli, lanci l'allarme sui possibili rischi: "Durante l'emergenza la popolazione del carcere è tornata a crescere: siamo a 2200 persone. Ci sono celle in quarantena perché sono stati registrati contagi da Covid-19. Ma in questo luogo non si rispetta il distanziamento e non ci sono le mascherine. Non vogliamo che diventi un focolaio ingestibile. Chiediamo che i malati, gli ultrasettantenni e coloro che sono agli ultimi mesi di pena escano, così da rendere Poggioreale più vivibile". 

Dal canto loro, gli 'ospiti' della casa circondariale hanno risposto ai cori dei con il rumore delle scodelle sulle grate delle celle. c'è chi, urlando, ha cercato di comunicare con il marito, con il fratello, con il padre, mentre, in sotofondo, i duecento in marcia ricordavano in coro "..noi non siamo animali".

(musica: "Sad day" da www.bensoud.com)

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