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Cronaca

Federico Salvatore, 20 anni fa il successo di "Azz": "Quante emozioni"

"Di quel periodo ricordo la prima volta da Costanzo, l'incontro con Pino Daniele, il palco di Sanremo, l'indimenticabile chiacchierata con Giorgio Gaber, gli apprezzamenti di Roberto Benigni"

Sono trascorsi 20 anni da quando Federico Salvatore lanciò due album di grande successo come - Azz... e Il mago di Azz. Da allora l'artista napoletano, che NapoliToday ha deciso di intervistare ripercorrendo le tappe fondamentali della sua carriera, ha dimostrato la sua bravura attraverso esibizioni imperdibili nel teatro canzone e con una vivida e appassionata attività di attore teatrale. 

Federico Salvatore: cantante, autore, attore. La sua carriera caratterizzata da un grande eclettismo. Qual è il ruolo che meglio definisce la sua cifra artistica?
Tutti e tre e nessuno dei tre. Scrivo quel che vivo, canto quel che scrivo e recito quel che scrivo e canto.

Sono passati 20 anni dai primi successi musicali di album come - Azz... e Il mago di Azz che hanno venduto più di 500.000 copie e fatto ottenere due dischi di platino nel 1995. Che ricordo ha di quel periodo e come è nata l'idea di creare i due personaggi, Federico e Salvatore, che ancora oggi sono emblematici delle due facce di Napoli?
Più che ricordare quel periodo, non ho mai archiviato le emozioni di alcuni momenti particolari: la prima volta da Costanzo, l’incontro con Pino Daniele, il palco di Sanremo, l’indimenticabile chiacchierata con Giorgio Gaber, gli apprezzamenti di Roberto Benigni, i consigli di Gigi Proietti, la sigaretta con Nino Manfredi, le terme con Umberto Eco, un pomeriggio con Alberto Sordi. Riguardo i due personaggi, non ho fatto altro che portare sul palco il Federico che ha condiviso il liceo con i figli di papà del Collegio Bianchi e il Salvatore che ha condiviso il marciapiede con i figli di mammà del quartiere Stella.

Molti artisti come Giacomo Rizzo e Leopoldo Mastelloni hanno espresso forti critiche nei confronti dei napoletani e delle disfunzioni della città. Lei come vede in questo momento Napoli?
Napoli è una città che si adegua e continua ad adeguarsi, trovando la risposta allo sfacelo politico, amministrativo e sociale, nella filosofia Eduardiana del “Si salvi chi può!” di Napoli milionaria. Se la classe dirigente si è fatta classe DIGERENTE, il popolo continua a dare priorità ai maccheroni a ragù e al fritto di pesce. Continuiamo a percorrere il lungo vico della Strafottenza, pur sapendo che non porta da nessuna parte. Forse il problema principale è che ci accontentiamo di concentrare le nostre energie su cose fittizie come il calcio, la serie Gomorra e Made in Sud, distraendoci dalle problematiche reali. Sono anch’io un tifosissimo degli azzurri, ma l’orgasmo ideologico non può essere soltanto un gol del pipita Higuain.

Nel 2002 l'uscita dell'album "L'osceno del villaggio" segna una svolta nella sua carriera con un crescente impegno autorale culminato nella lucidissima "Se io fossi San Gennaro", della quale ha fatto diverse versioni. Oggi a chi dedicherebbe i versi cardine del brano e sbaglio se vedo dei rimandi al Gaber di Io Se fossi Dio?
Finchè vivremo nell’attesa che possa succedere qualcosa e nulla facciamo perché possa accadere, Se io fossi San Gennaro è un evergreen, è uno sprone per la nuova generazione dell’iPod che non ha memoria storica di quanti figli illustri ha partorito Napoli. Avevo 21 anni quando acquistai il ½ LP di Gaber “Io se fossi Dio”, con quella sola traccia di 14 minuti sul lato A e niente sul lato B. I 14 minuti più coraggiosi del cantautorato italiano. Quando il successo mi ha poi permesso di incontrarlo, la sua lusinghiera considerazione mi ha spinto ad emularlo: lui Dio? io San Gennaro!

Pino Daniele come prese le strofe a lui rivolte nella canzone "Se io fossi San Gennaro?
Credo le abbia ascoltate con il proposito e il bisogno di ritornare a cantare quelle canzoni che cito nel mio testo. Le canzoni di Terra mia, di Nero a metà, della rabbia e dei mali di Napoli, che tanto hanno influenzato la mia crescita artistica, portandomi da Azz a Napocalisse.

Per quanto concerne la carriera di attore teatrale, come è nato in lei il desiderio di cimentarsi nella recitazione e chi è che per primo ha visto in lei tali doti?
Nei miei spettacoli ho sempre coniugato monologhi e canto, avendo come modello il teatro-canzone Gaberiano. Ma ho sempre interpretato Federico e Salvatore o solamente Federico Salvatore. L’attore-personaggio nasce, invece, con Novecento Napoletano in cui Bruno Garofalo mi affida la maschera di Peppino ‘o tenore. Nel cortometraggio “La Voce del sangue” ho vestito i panni settecenteschi di Raimondo di Sangro, principe di Sansevero e nel musical “Pascià, ‘a nuttata ancora ha ddà passà”, Gaetano Liguori mi ha scelto per il ruolo drammatico di Sabatino Sabatino.

Dall'esordio a teatro Lino Banfi e Cannavale, sino a E noi zitti sotto, la sua carriera sul palcoscenico testimonia un grande fermento. Quali sono i prossimi spettacoli teatrali o progetti in programma?
Di sicuro la ripresa del musical Pascià con Peppe Lanzetta e un nuovo album, già in lavorazione, di canzoni j’accuse, pesi sospesi e viscerali napoletanità.

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