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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus e fase 2, la mappa del rischio: Campania nel quadrante più 'sicuro'

La Fondazione Gimbe ha elaborato un modello per mappare e monitorare il rischio di regioni e province per la programmazione della fase 2

Coronavirus e fase 2: quando, ma soprattutto come. Con l'Italia in lockdown dal 9 marzo scorso, il Governo sta pianificando l'avvio della fase di convivenza con il virus e di ripresa graduale delle attività: dovrebbe partire da lunedì 4 maggio, ma il condizionale è d'obbligo. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato un piano nazionale, con linee guida omogenee per tutte le regioni, che prenda in considerazione, al contempo, tutela della salute ed esigenze produttive. Al netto delle dichiarazioni spesso avventate o troppo ottimistiche di alcuni politici, la graduale riapertura del Paese dovrebbe essere guidata da criteri scientifici che tengano conto di molte variabili, per ridurre al minimo il rischio di una nuova eventuale impennata dei casi.

La Fondazione Gimbe - che dal 2010 si batte per aumentare la qualità dell'assistenza sanitaria con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica - ha elaborato un modello univoco per mappare e monitorare l'evoluzione del contagio a livello regionale e provinciale. L'obiettivo è quello di suddividere il Paese in aree geografiche a differente livello di rischio. E la fotografia scattata domenica 19 aprile invita a mantenere alta l'allerta, auspicando un consistente rallentamento del contagio nelle prossime due settimane.

"La fase 2 - commenta Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - deve essere guidata da criteri scientifici oggettivi condivisi tra governo, regioni ed enti locali, tenendo in considerazione i rischi legati a cinque variabili: attività produttive, libertà individuali, mezzi di trasporto, rischio di specifici sottogruppi di popolazione in relazione all’età e patologie concomitanti ed evoluzione del contagio nelle diverse aree geografiche". Su quest'ultimo aspetto, dalle prime indiscrezioni le riaperture sarebbero differenziate in relazione alla diffusione dei casi in tre macro-aree: Nord, Centro e Sud. "La Fondazione Gimbe - dichiara Cartabellotta - pubblica oggi un modello dinamico per mappare e monitorare l'evoluzione del contagio a livello regionale e provinciale, al fine di fornire uno strumento univoco per informare le decisioni di governo e regioni troppo spesso concentrate sulle variazioni giornaliere che alimentano facili ottimismi sui tempi di riapertura e sottostimano i rischi in aree con pochi casi ma ad elevata prevalenza".

Considerato che per rallentare la diffusione del virus occorre ridurre in maniera costante la crescita percentuale dei casi, in particolare se la prevalenza aumenta, il modello Gimbe si basa su due variabili:

  • Prevalenza (casi totali per 100.000 abitanti): misura la “densità” dei casi confermati nella popolazione e rappresenta anche una stima indiretta dei contagi non noti.
  • Incremento percentuale dei casi totali: misura la “velocità” con cui si diffonde il virus. Tale valore viene calcolato su un arco temporale settimanale, viste le notevoli fluttuazioni dei dati giornalieri.

Utilizzando come "spartiacque" i valori medi nazionali di prevalenza e incremento percentuale le regioni si posizionano in un grafico suddiviso in quattro quadranti. Nel quadrante più "sicuro" ci sono di fatto tutte le regioni del Sud - Sicilia, Campania, Molise e Basilicata - con eccezione della Puglia che sta nel quadrante che comprende l'incremento percentuale superiore, ma anche Sardegna e Umbria.

  • Verde: rappresenta l’area “fredda” con bassa prevalenza e basso incremento percentuale.
  • Arancione: è l’area in corso di “riscaldamento”, con una prevalenza ancora bassa, ma un incremento percentuale elevato.
  • Rosso: rappresenta l’area “calda” caratterizzata da alta prevalenza che viene alimentata dall’elevato incremento percentuale dei casi.
  • Giallo: rappresenta l’area in corso di “raffreddamento”, caratterizzata da un’alta prevalenza alimentata nelle settimane precedenti e da un incremento percentuale in corso di riduzione.

Considerato che la posizione di ciascuna regione consegue a differenti dinamiche locali, la Fondazione Gimbe ha elaborato analoghi grafici regionali, che vedono le province distribuirsi in relazione ai valori medi regionali di prevalenza e di incremento percentuale. "Questo modello - continua Cartabellotta - non ha l'obiettivo di stilare una classifica tra regioni, ma solo di posizionarle e monitorarle nel tempo rispetto alla media nazionale di due variabili che condizionano l'evoluzione dell’epidemia".

Ovvero, la distribuzione delle regioni secondo il modello Gimbe dimostra che ad oggi la suddivisione del Paese in tre macro-aree (Nord, Centro, Sud) non riflette il rischio di evoluzione del contagio. Infatti:

  • Regioni del Nord: si posizionano quasi tutte nei due quadranti di destra (rosso, giallo) per l’elevata prevalenza, ma presentano diversi valori di incremento percentuale: dal 12,2% di Lombardia ed Emilia-Romagna al 26,4% del Piemonte. Il Friuli-Venezia Giulia si colloca invece nell’area verde.
  • Regioni del Centro: si collocano quasi tutte nei due quadranti di sinistra (arancione, verde) con incrementi percentuali che vanno dal 2,2% dell’Umbria al 18,8% del Lazio. Le Marche si collocano invece nell’area gialla.
  • Regioni del Sud, isole incluse: si trovano tutte nel quadrante verde, ad eccezione della Puglia che si posiziona nel quadrante arancione con un incremento percentuale del 18,1%.

"In generale – continua Nino Cartabellotta – la fotografia scattata a due settimane dalla possibile riapertura non è affatto rassicurante perché gli incrementi percentuali negli ultimi sette giorni sono ancora molto elevati anche nelle Regioni che si trovano nel quadrante verde, fatta eccezione per l'Umbria. Al di là delle indiscrezioni trapelate negli ultimi giorni – conclude il presidente della Fondazione Gimbe – i criteri con cui il governo ridisegnerà la mappa dell'Italia per l'avvio e il monitoraggio della fase 2 non sono ancora noti. Il modello proposto dalla Fondazione Gimbe permette di applicare la stessa unità di misura a livello nazionale, regionale e provinciale, sia al fine di consentire una "personalizzazione" degli interventi di allentamento o restrizione, sia di evitare valutazioni locali finalizzate a improprie fughe in avanti che rischiano di danneggiare la salute pubblica".

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L'analisi pubblicata oggi dalla Fondazione Gimbe, dunque, smentisce il frazionamento dell'Italia in Nord, Centro e sud. E questo perché, spiega ancora Cartabellotta ospite di 24 Mattino su Radio 24, "le variabili da tenere in considerazione sono la prevalenza, cioè il numero di casi per quell'area geografica, e la velocità di crescita, cioè l'incremento percentuale non giornaliero ma settimanale. La mappa che viene restituita ci fa vedere che la maggior parte delle regioni ha ancora una crescita settimanale dei casi del 5-6%, è una percentuale ancora troppo elevata. La necessità di attendere due settimane è legata al fatto che regioni come Sicilia, Campania e Calabria, in cui la cosiddetta prevalenza è relativamente bassa, cioè 100-200 casi per 100mila abitanti, hanno ancora percentuali di crescita che stanno attorno al 10-15%. Se questo 15% si mantiene e non rallenta, nelle prossime due settimane avremo 250-300 casi per 100mila abitanti".

Per il presidente della Fondazione Gimbe, quindi, "queste due settimane prima del 4 maggio bisognerebbe utilizzarle al meglio per scrivere il piano del come, altrimenti inseguiamo ipotesi di riapertura non confermate dai numeri. Il lockdown, complessivamente, con i due decreti ha dato buon risultato sugli ospedali, ma sul controllo del contagio siamo ancora indietro e non si riesce a scendere da quel plateau su cui siamo inchiodati da circa due settimane".

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