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Lo scenario / Torre annunziata

Torna l'incubo della faida a Torre Annunziata: l'epicentro è il rione Penniniello

Il quartiere è al centro di fibrillazioni. Non è esclusa la storica contrapposizione tra i Gionta e i Gallo-Cavalieri

Non si sa se si è all'alba di una nuova faida tra clan a Torre Annunziata. Se dovesse esserci però sembra essere sicuro il campo di battaglia. Si tratta del quartiere Penniniello, il rione di edilizia popolare al centro delle ultime fibrillazioni in tema di attività criminali. Fibrillazioni cominciate diversi mesi fa, con la nascita di una nuova compagine criminale cittadina, il “Quarto sistema”, e che si sono riacutizzate improvvisamente negli ultimi giorni. L'ultimo episodio in ordine di tempo è sicuramente l'omicidio di Raffaele Malvone. Non un nome qualunque nello scacchiere criminale cittadino. Il 29enne è il nipote di Francesco Gallo, ritenuto il boss della fazione dei Gallo-Pisielli, gruppo che di fatto prende il suo cognome e soprannome e con il centro delle proprie attività proprio il rione al confine con Boscoreale, da una parte, e Pompei, dall'altra.

Si tratta di colui che mise a disposizione la sua villa per la realizzazione delle scene di Gomorra-la serie, diventando famoso a livello nazionale per l'inchiesta che vi successe. Malvone è anche il cugino di Francesco Immobile, ucciso il 12 settembre 2021 dai sicari del clan Gionta e anch'egli legato ai “pisielli”. Anche i luoghi dei delitti non sono tanto distanti tra loro. Se Immobile venne ucciso a pochi passi dalla chiesa Sant'Alfonso Maria de Liguori, Malvone è stato ucciso a via Plinio, poche centinaia di metri distante, sempre di domenica mattina con la strada trafficata e tante persone a passeggio. Entrambe le “location” sono di fatto a pochi metri dal rione Penniniello da dove Malvone proveniva. Proprio rispetto all'estrazione criminale di Malvone c'è una sentenza che viene in soccorso agli investigatori. Si tratta del processo “Mano nera”, omonimo dell'operazione che nel 2013 sgominò il clan Gallo-Cavalieri e tutte le sue articolazioni. In quell'occasione Malvone venne condannato a otto anni di reclusione con sentenza che è divenuta definitiva in Cassazione nel 2018. Con lui vennero condannati sia il cugino Immobile che lo zio Gallo.

La sua provenienza sembrerebbe essere chiara stando alla sentenza passata in giudicato ma gli investigatori del commissariato di Torre Annunziata, diretto dal dirigente Stefano Spagnuolo e guidati dalla Dda, non escludono anche un eventuale passaggio alla nuova compagine criminale del rione. Il suo omicidio però potrebbe muovere le mosse da altri episodi dei giorni precedenti. Prima del delitto di ieri c'era stata una stesa la scorsa settimana, sempre nel rione Penniniello. Si ipotizza che gli spari dovevano avere come obiettivo un altro membro del clan Gallo-Cavalieri. Ma il fatto più grave, di cui il delitto in pieno giorno di ieri potrebbe essere una risposta, è il ferimento di Luigi Guarro.

Nella tarda serata di lunedì, il pregiudicato venne raggiunto da quattro proiettili che non lo uccisero per una fortunata coincidenza. Di questi quattro, uno lo colpì alla nuca e un altro al torace, in entrambi i casi trafiggendolo da parte a parte senza ledere organi vitali. Sta di fatto che una volta giunto in ospedale, senza aver mai perso conoscenza, Guarro voleva tornare prima possibile a casa, quel letto in corsia “scottava”. Non è dato sapere se fosse il sentore di uno scontro in atto o la semplice paura che i killer tornassero per concludere il “lavoro”. Lui raccontò di essere vittima di una rapina finita nel sangue ma l'evoluzione dei fatti e l'omicidio di ieri hanno messo in allarme le forze dell'ordine che già avevano cominciato a indagare sul suo conto, visti i precedenti per droga e una “vicinanza” di membri della sua famiglia al clan Gionta.

Gli investigatori stanno provando a capire se l'agguato di via Torretta di Siena abbia “stappato” l'ennesima faida tra clan Gionta e Gallo-Cavalieri o se si tratti di contrapposizioni ancora più frammentate con protagonisti altri gruppi criminali. A “favore” dell'ipotesi della storica contrapposizione, da una parte ci sono i precedenti di Malvone e il fatto che anche il cugino Immobile sia finito sotto i colpi di un sicario dei “valentini”, ma da capire è la dinamica dell'agguato ai danni di Guarro e la sua eventuale appartenenza e reale peso specifico nella cosca che fu di Palazzo Fienga, tutta ancora da indagare e dimostrare. Resta certo che i controlli sono in gran parte concentrati nel Quadrilatero delle carceri e nel rione Penniniello, le due roccaforti dove potrebbero soffiare altri venti di guerra tra le cosche oplontine.

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