rotate-mobile
Cronaca Avvocata / Vico Giuseppe Maffei, 4

Ex Asilo Filangieri: arriva la delibera per la “gestione partecipata”

A tre mesi dall'occupazione simbolica da parte della Balena, la giunta de Magistris decide per un "uso civico" del bene comune, ma allega una disciplinare che fa discutere. In 300 in assemblea per l'autogoverno

A distanza di tre mesi dall’azione simbolica di occupazione dell’ex Asilo Filangieri (già sede, mai utilizzata, del Forum delle Culture) da parte del Collettivo La Balena (formato dai lavoratori dell’immateriale – comunicazione-arte-spettacolo), ecco arrivare una delibera della Giunta de Magistris a stabilire che “la gestione e la programmazione delle attività si svolga in forme e modalità condivise e partecipate” al fine di “garantire una forma democratica di gestione del bene comune monumentale denominato ex asilo Filangieri, in coerenza con una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 43 Cost., al fine di agevolare la formazione di una prassi costitutiva di “uso civico” del bene comune, da parte della comunità di lavoratori dell’immateriale”.

All’inizio di questo percorso all’interno dell’Asilo denominato poi “della Conoscenza e della Creatività”, il Collettivo aveva raccontato a Napoli Today, che non si era trattato di un gesto di appropriazione, ma di restituzione alla cittadinanza di un bene comune. Un modo per smuovere la coscienza critica sulla questione della gestione degli spazi pubblici, troppo spesso abbandonati e inutilizzati.

Il documento prodotto la scorsa settimana dalla giunta de Magistris è, in questo senso, molto innovativo e fa appello persino alla costituzione e al diritto della cittadinanza di avere un ruolo attivo nella gestione del bene comune. Un atto che apre nuovi e interessanti scenari sulla questione della partecipazione civica nella “cosa pubblica”.
A questo documento è stato allegato però anche una bozza di “disciplinare” per l’uso dei locali che ne “garantisca l’accessibilità e la fruizione da parte di cittadini, ma anche di associazioni, gruppi e fondazioni, per l’esercizio di attività rientranti nell’ambito della cultura, intesa come bene comune e come diritto fondamentale”.
Nelle serie di norme per la fruibilità dello spazio che il Comune elenca ci sono indicazione sulla tipologia di attività da svolgere, gli orari e tempi di fruizione da rispettare, l’assoluta assenza di scopo di lucro, e soprattutto il coinvolgimento della macchina comunale, alla quale andranno comunque presentati calendari di programmazione e istanze e che resta l’unica a poter autorizzare, di volta in volta, l’uso dell’asilo.

Sono proprio questi ultimi punti che hanno trovato il disaccordo di quanti in questi mesi hanno vissuto (e dato vita) ai locali di Vico Maffei, che ritengono il disciplinare inviato contrastante con quanto affermato dalla delibera: in pratica, secondo il Collettivo, con queste norme non sono più i cittadini a decidere per il bene comune.

“Il disciplinare inviato – scrive La Balena sul suo sito - è in contraddizione con quanto scritto nella delibera ed è inficiato da un principio che noi intendiamo superare culturalmente e giuridicamente, ovvero la gestione degli spazi pubblici intesa esclusivamente mediante affidamento da parte dell’Amministrazione”.
Per discutere di tutto questo e trovare una via alternativa o integrativa al disciplinare, La Balena ha  avviato un confronto pubblico sull’argomento, organizzando per lo scorso 7 giugno un’assemblea aperta n cui tutti potessero avere voce e si potesse così giungere ad una sorta di autoregolamento per un “uso veramente civico, così come scritto nella delibera”.

“Un percorso ambizioso, aperto a tutti i cittadini, per elaborare una modalità di gestione del bene comune aperta e regolamentata, che, partendo dalla pratica plurale e radicalmente democratica che ha animato il nostro lavoro in questi tre mesi e oltrepassando il nostro stesso collettivo “di lavoratori dello spettacolo e dell’immateriale”, vada in una direzione di autogoverno del bene da parte di tutti i soggetti che intendono abitarlo” specifica il Collettivo.

Sono state tre ore di dibattito serrato, ci raccontano i ragazzi della Balena, con una platea eterogenea, composta da più di trecento persone tra cui anche numerosi aderenti alla consulta sui Beni Comuni del “Laboratorio Napoli”. “Sono giunti ringraziamenti per il lavoro portato avanti in questi mesi dalla comunità di artisti, ricercatori e lavoratori dello spettacolo che unendo le loro forze hanno ridato nuova vita all’Asilo Filangieri. Lo stesso Assessore ai Beni Comuni, Alberto Lucarelli (presente all’assemblea, n.d.r.), ha riconosciuto alla Balena il merito “di aver imposto al Comune di uscire dalla logica delle assegnazioni a soggetti privati” e di averlo spinto a ragionare sul problema dell’accessibilità degli spazi. “Ora occorrono regole organizzative” ha spiegato Lucarelli “per cui tutti i lavoratori dell’immateriale siano messi in condizioni di accedere e fruire di questo bene. Non un regolamento di assegnazione ad un soggetto determinato, ma un protocollo di corresponsabilità che garantisca l’accessibilità e la fruibilità nel modo più includente possibile, garantendo l’eguaglianza attraverso un processo partecipato”

NUOVE FORME D’USO DEL BENE PUBBLICO: “L’assemblea – ci spiega ancora il Collettivo - è stata l’occasione per ribadire il significato dell’esperienza portata avanti in questi mesi. Partendo dall’esigenza materiale, espressa dai lavoratori dell’arte e dello spettacolo, di condividere uno spazio e degli strumenti di lavoro che, con la crisi economica, rappresentano un privilegio discriminante tra chi possiede mezzi economici per svolgere dignitosamente la propria professione artistica e chi invece non gode del capitale necessario per farlo, la Balena non ha solo riaperto, con una modalità conflittuale che non ha
temuto di operare una forzatura della legalità che continuamente viene violata da soggetti aventi come unico scopo il profitto privato, uno spazio pubblico lasciato a lungo senz’anima, ma ha aperto un ampio ragionamento su nuove forme di uso dei beni pubblici.

LA DELIBERA DELLA GIUNTA: “Da questa elaborazione pratica e Teorica - continuano i lavoratori dell’immateriale - è emersa, nelle scorse settimane, una delibera che ha raccolto l’idea innovativa di promuovere una prassi di “uso civico” del bene pubblico, “in coerenza con una lettura costituzionalmente orientata dell’art. 43 della Costituzione”.

LA GESTIONE ORIZZONATALE E L’USO CIVICO DEL BENE COMUNE: “Il Comune non gestirà più “privatisticamente” questo spazio, ponendosi come concedente verso uno o più soggetti privati (associazioni, fondazioni, singoli, ecc..) all’interno di un rapporto burocratico verticale ed escludente verso le realtà estranee alla concessione, ma si farà garante di un'organizzazione orizzontale, inclusiva e democratica dell’Asilo portata avanti dai suoi stessi abitanti, in analogia con l’antico istituto degli usi civici. La comunità dei lavoratori dell’immateriale condivideranno la programmazione dei progetti e la gestione degli spazi e degli strumenti di produzione con una pratica assembleare – sul modello di quelle in atto già da mesi – che sarà razionalizzata attraverso la stesura condivisa di un regolamento che rimarrà ai futuri abitanti di questo luogo.

UN MODELLO IN CRESCITA: “Dall’assemblea – spiega ancora La Balena - sono emerse anche altre istanze più generali: la necessità di altri luoghi pubblici da destinare ai bisogni delle associazioni che operano nel sociale, e di spazi che soddisfino le esigenze di socializzazione e di supporto delle fasce più sensibili della popolazione, come bambini, anziani e disabili. In una città come Napoli, popolata da 1 milione di persone, l’esperimento dell’Asilo, nel suo
denunciare una cocente esigenza di partecipazione alla vita pubblica, di riappropriazione di una migliore qualità del lavoro, rappresenta un modello per la gestione di altri beni pubblici, da affidare alle diverse “comunità di lavoratori” e agli abitanti del territorio. Le occupazioni di Bancarotta Bagnoli e dell’Asilo di Boscoreale sono altri esempi di questo movimento spontaneo che spinge dal basso le istituzioni a riconoscere e rispondere ai bisogni della collettività.

VERSO L’AUTOGOVERNO: Per garantire un’equidistanza tra la libertà del processo in atto all’Asilo e il bisogno di regole condivise, l’assemblea ha chiesto in modo pressoché unanime di emendare la bozza del disciplinare dei punti in cui per accedere agli spazi veniva prevista una richiesta formale al Comune (dall'art.2 al 6), che avrebbe valutato i singoli progetti in modo discrezionale. L’assemblea si è espressa, invece, a favore di un regolamento di gestione in cui la comunità di riferimento, lavoratori dello spettacolo e dell'immateriale, in analogia con gli usi civici, si possa autogovernare e possa curare in totale
autonomia le attività artistiche e culturali. Per questo si è concordato sulla necessità di programmare al più presto un tavolo di lavoro pubblico in cui scrivere in maniera condivisa un regolamento per questa nuova, originale forma di governo di un bene pubblico dedicato alla cultura.

E' chiaro che non è solo tempo di crisi economica, ma anche di capovolgimenti culturali: la cittadinanza avverte un bisogno sempre maggiore di riconquistare i propri spazi, di partecipare alla vita pubblica, di non subire semplicemente le scelte di chi governa, ma entrare pienamente nel processo di decisione e gestione.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ex Asilo Filangieri: arriva la delibera per la “gestione partecipata”

NapoliToday è in caricamento