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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Così portavano cellulari e droga in carcere: le intercettazioni

Le indagini della Procura di Napoli hanno svelato l'esistenza di un'associazione a delinquere per rifornire il penitenziario di Poggioreale di telefonini e sostanze stupefacenti. Dodici misure cautelari, c'è anche il garante dei detenuti

L'albergo indicava il carcere di Poggioreale, la documentazione era la droga, l'avvocato era il modo di indicare il garante dei detenuti di Napoli Pietro Ioia. Era il linguaggio in codice di un presunta associazione a delinquere finalizzata a rifornire il penitenziario di telefoni cellulari e sostanze stupefacenti. 

Le indagini

Le indagini, eseguite dai carabinieri su coordinamento della Procura di Napoli, hanno prodotto un'ordinanza di custodia cautelare (di cui NapoliToday è in possesso) per dodici persone (in questo articolo tutti i nomi degli indagati). Un sistema che, a quanto si apprende dalle intercettazioni, era collaudato e piramidale. Secondo gli inquirenti, a capo del sistema c'erano Massimiliano Murolo e Sonia Guillari, il primo già agli arresti domiciliari presso una comunità di recupero in provincia di Taranto. Vengono indicati nell'ordinanza come "promotori e organizzatori".  

I familiari dei detenuti contattavano i due per far arrivare i cellulari ai propri cari all'interno del carcere. Telefoni che sarebbero stati introdotti grazie alla figura di Pietro Ioia, garante dei detenuti di Napoli dal 2019, in cambio di somme di denaro. Le attività degli inquirenti si sono concentrate prevalentemente sui traffici con tre soggetti detenuti a Poggioreale: Nicola Donzelli, Antonio De Maria e Vincenzo Castello, detto Mamozio. 

Le indagini si sono avvalse di intercettazioni telefoniche e ambientali e delle immagini di videosorveglianza nella sala colloqui del carcere. I video hanno ripreso più volte il passaggio di pacchi da Ioia ai detenuti, con questi ultimi che nascondevano la consegna in prossimità delle parti intime. 

Le intercettazioni

Le registrazioni appaiono abbastanza eloquenti. Il 1 dicembre 2021, parlando con la cognata, Ioia dice: "Sabato dovrei entrare due cosarielli là dentro. Guadagno 500 euro". Dalle conversazioni, si intuiscono anche problemi logistici, come quando, l'11 dicembre, la Guillari informa Ioia che i cellulari da introdurre sono più grandi del previsto: "La ragazza non doveva prendere questi qua, quando venne un altro pò piangeva". Alcune consegne fallivano a causa delle perquisizioni della polizia penitenziaria. E' accaduto sempre il giorno 11 dicembre 2021. In sala colloqui, Nicola Donzelli chiede a Ioia "Ora come funziona" e il garante risponde "Vengo un'altra volta. Dobbiamo vedere sempre se è pulito perché per ogni cellulare si prendono quattro anni di carcere". 

Nelle intercettazioni ambientali si fa riferimento anche alle sostanze stupefacenti. Nello stesso colloqui tra Donzelli e Ioia, il secondo chiede: "Il fumo lo tenete ancora?". Pronta la risposta del detenuto: "Ne abbiamo quanto ne vogliamo". Poi aggiunge qualcosa in merito alla spartizione dei soldi: "Non è che devono guadagnare solo loro (riferito a Murolo e Guillari), dovete guadagnare pure voi che entrate. Non è che devi passare solo i telefoni...però il fumo è pure delicato...là ci sta l'arresto". 

Conferme arrivano dai colloqui del garante con un altro detenuto, Antonio De Maria,il giorno 16 dicembre. E' quest'ultimo che si dice poco interessato a come l'organizzazione si spartisce i guadagni: "Se sonia mi dice 'Pietro può portare 10 plance di fumo e vuole 10mila euro' i faccio i conti miei non mi interessa se poi Sonia dà a Pietro 3mila euro e 7mila se li mette in tasca". Ancora, il 7 gennaio 2022 a parlare sono Sonia Guillari e il garante. "Sono trenta grammi o di più" chiede il secondo, "di più, sono 50" risponde la donna. A quel punto, Ioia afferma "se è solo il detector non me ne frega, la cocaina passa". 

Il bisogno di denaro di Ioia si evince quando, il 19 dicembre 2021, chiede a Sonia Guillari di accelerare alcune consegne perché "...mi servono i soldi per il motorino, mi servono i soldi per Natale, mi servono i soldi per il Capodanno". Qualche dettaglio sui nascondigli emerge dalle intercettazioni ambientali durante l'incontro tra Pietro Ioia e Vincenzo Castello, detto Mamozio, del 23 dicembre. "Dove te lo sei messo, nella tasca?" chiede il primo, "no, nella mutanda" risponde il secondo con Ioia che conclude "bravo, mettiti sempre le mutande strette". 

Secondo gli inquirenti, la figura di Massimiliano Murolo sarebbe apicale nell'ambito dell'associazione. E' lui che, il 26 dicembre 2021, pronuncia a Ioia la frase "mangiano tante persone intorno a questi carcerati, perché non devi mangiare pure tu, fratello caro". Tre giorni dopo, Murolo sembra chiedere al garante di introdurre droga e cellulari insieme, ricevendo la perplessità del secondo: "Io solo con l'hashish passo per la sotto" facendo riferimento al fatto che i telefonini suonano al passaggio sotto il metal detector. 

Ma i rapporti sembrano incrinarsi dopo qualche mancata consegna, causa perquisizioni degli agenti della penitenziaria. Ed è qui che emergerebbe con più forza il ruolo centrale di Murolo, in quale parlando con Sonia Guillari il 30 dicembre dice: "Tu lo sai come ce lo dobbiamo fare a questo? Deve lavorare e non deve avere niente".  

La battaglia del garante

Il coinvolgimento di Pietro Ioia in questa indagine della magistratura ha sconvolto la società civile napoletana. Il Comune di Napoli lo ha sospeso dall'incarico, l'ex sindaco de Magistris che lo ha nominato nel 2019 ha preso le distanze. La verità la stabiliranno gli inquirenti, ma non vanno dimenticate le battaglie portate avanti per avere carceri migliori in Campania, battaglie alle quali anche Ioia ha preso parte in prima persona. Senza dimenticare il processo Cella zero sulle presunte violenze a Poggioreale da parte degli agenti della penitenziaria, in cui Ioia era teste. Come ha scritto il garante dei detenuti regionale Samuele Ciambriello: "Non si deve delegittimare o sminuire l'operato di tutti noi garanti, regionali, provinciali e comunali. Questo episodio non può e non deve compromettere il lavoro di chi, ogni giorno, si muove nella direzione di garanzia dei diritti dei detenuti. Garantire i diritti non equivale assolutamente a rendersi complici".

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