Droga in carcere, la penitenziaria: "Nascosta nello stomaco. Pene raddoppiate per agenti corrotti"
La sfogo del sindacato dopo i 26 arresti nel penitenziario di Secondigliano: "Non è un episodio, ma un sistema collaudato"
"Quello di Secondigliano non è un episodio, ma un sistema collaudato". A 24 ore dai 26 arresti per spaccio di droga nel penitenziario di Napoli Nord, Aldo Di Giacomo, segretario nazionale del Sindacato di polizia penitenziaria non lascia spazio a dubbi. "Le sostanze stupefacenti nelle carceri campane rappresentato un giro d'affari da 10 milioni di euro all'anno".
Un traffico che coinvolge tutti, dai criminali di alto rango che lo gestiscono ai pesci piccoli che sono incaricati di portare la droga all'interno delle case circondariali, fino agli agenti corrotti che lo rendono possibile. "I metodi per introdurre queste sostanze sono diversi - spiega Di Giacomo - Ultimamente chi controlla lo spaccio usa i piccoli criminali per far ingoiare loro ovuli con droga all'interno in cambio di favori. Ma anche il sistema dei droni è molto in voga e in pochi mesi abbiamo sequestrato centinaia di telefonini e circa 1 chilo di droga introdotta in questo modo".
La presenza, tra i 26 indagati, anche di agenti di polizia penitenziaria, in servizio o in pensione, getta discredito sull'intero corpo: "Per queste persone io penserei a una pena raddoppiata - conclude il segretario - non escluderei il reato associativo visto che, di fatto, con il loro operato favoriscono le organizzazioni criminali".