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Cronaca

Don Peppe Diana, scuole chiuse nel ricordo del prete coraggio

Una festa laica voluta dalla Regione Campania. Il sacerdote ucciso nel 1994 da due killer mentre si preparava per celebrare la messa a Casal di Principe. La sua morte voluta dai Casalesi

Una ricorrenza di impegno civile. Il 19 marzo in tutta la Campania si ricorda don Giuseppe Diana, il parroco di Casal di Principe ucciso dalla camorra 18 anni fa. E le scuole restano chiuse. Una festa laica voluta dalla Regione Campania per non dimenticare le 236 morti di camorra della nostra regione, e tutte le altre del resto del mondo.

Diciotto anni fa, il 19 marzo 1994, Giuseppe Diana veniva ucciso da due killer mentre si preparava per celebrare la messa all'interno della chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe, in provincia di Caserta. Un episodio che fece tanto scalpore da venire citato dal papa Giovanni Paolo II, durante l'Angelus. La sua morte fu voluta dal clan dei Casalesi, in quegli anni dominato da Francesco Schiavone detto Sandokan; e molto aveva fatto don Peppe Diana per inimicarselo, in particolare lo scritto 'Per amore del mio popolo non tacero« diffuso a Natale del 1991 in tutte le chiese della zona. Un vero e proprio manifesto per i preti anticamorra.

"Don Peppe Diana, nel campo della chiesa, in qualche modo è stato un apripista in Campania", ha dichiarato all'Adnkronos don Aniello Manganiello, sedici anni trascorsi da parroco della chiesa di Santa Maria della Provvidenza a Scampia. "Con lui è stata aperta una strada, un nuovo modo di vivere il Vangelo nei territori sotto il ricatto della camorra e della mafia. Quanto è contenuto in 'Per amore del mio popolo non tacero» non si limita alle funzioni particolari di un prete, che sono quelle di celebrare, santificare, annunciare, ma si allarga al combattere e al lottare, perchè quella fame di giustizia del nostro popolo campano possa essere saziata".

Un grande sacerdote "che ha incarnato appieno lo spirito del Vangelo, ed è un esempio per me e per tutti quelli che per strada non hanno paura di denunciare il male che c'è nelle nostre contrade, che si chiama camorra".

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