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Cronaca Ercolano

Don Patriciello agli studenti: "Dobbiamo vergognarci e chiedervi perdono in ginocchio"

Incontro su ambiente e salute al 'Tilgher' di Ercolano. Tarro, primario del Cotugno, ha ribadito l'importanza che alle bonifiche non partecipino "gli stessi personaggi o imprese che finora hanno sversato"

"Dobbiamo vergognarci nei vostri confronti e chiedervi perdono in ginocchio". Queste le parole che Maurizio Patriciello, il parroco di Caivano in prima linea nella lotta contro roghi tossici e devastazione ambientale delle province di Napoli e Caserta, ha rivolto agli alunni dell'istituto superiore 'Tilgher' ad Ercolano, intervenendo ad un incontro su ambiente e salute dei cittadini

"Il Padre eterno - ha proseguito Don Maurizio - ha donato all'uomo il giardino perché lo coltivasse e lo custodisse. In 30 anni abbiamo mangiato il pero, il melo, abbiamo tagliato l'albero alle radici e inquinato anche il territorio''.

''Noi ci aspettiamo che il Governo in carica dia risposte: siamo arrivati ad un punto di non ritorno, ci siamo finalmente accorti dello scempio che si sta perpetuando nel nostro territorio ma sopratutto nelle nostre vite. Questi aumenti incredibili di patologie tumorali, anche infantili, lasciano perplessi i cittadini semplici ma dovrebbero far perdere il sonno soprattutto ai nostri governanti e a coloro che le studiano'' ha detto ancora il parroco.

Patriciello, che martedì riceverà i ministri Alfano e De Girolamo, ha poi aggiunto: ''Non ci si può nascondere dietro al dito dicendo che non ci sono ancora studi scientifici. Non competono certo a me questi studi. A me sentinella del territorio compete raccogliere il grido di questa gente, portarlo in alto e dargli più voce''.

All'incontro era presente anche Giulio Tarro, primario emerito dell' ospedale 'Cotugno' a Napoli, che sul piano di bonifiche ha detto ''sono senz'altro d'accordo ma dobbiamo tenere in considerazione che finora si è sversato e che presumibilmente ci sono degli interessi per le stesse bonifiche. Dobbiamo essere molto attenti a che non vengano, per così dire, impiegati gli stessi personaggi o imprese che finora hanno sversato che avrebbero così un premio a ciò che sarà fatto''.
(ANSA)

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