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Cronaca Bagnoli / Via Coroglio

Disastro ambientale a Bagnoli: "Indagate anche su Città della Scienza"

I cittadini: "Sugli arenili vigono concessioni turistico balneari malgrado il persistere dell'inquinamento nel mare e su gran parte delle stesse spiagge. Occorre aprire in città un confronto pubblico che riaffermi l'esigenza di realizzare un vero risanamento ambientale"

L'Assise Cittadina per Bagnoli, comitato di cittadini e di esperti delle università campane che da anni si riunisce per discutere della riqualificazione dell'area, chiede che l'indagine della Procura che ha portato al sequestro dell'ex Italsider, faccia luce non solo sullo stato della bonifica dell'ex acciaieria ma anche sugli arenili e sui terreni della Città della Scienza.

"Sugli arenili - spiega il comitato - infatti vigono concessioni turistico balneari malgrado il persistere dell'inquinamento nel mare e su gran parte delle stesse spiagge. L'inchiesta andrebbe aperta anche alla bonifica di Città della Scienza. Occorre aprire in città un confronto pubblico che riaffermi l'esigenza di realizzare un vero risanamento ambientale. È necessario controllare il grande parco urbano ed il recupero del litorale a spiaggia pubblica, bandendo ogni strumentalizzazione della speculazione edilizia per realizzare porti, case ed alberghi sul lungomare. Secondo il principio europeo del 'chi inquina paga', i costi per la bonifica e la rimozione della colmata vanno attribuiti a Fintecna e CimiMontubi, eredi del patrimonio Italsider-Mededil ed ex concessionari demaniali".

Sequestrata area ex Italsider © Tm NewsInfophoto


SIAMO TUTTI MALATI - In viale Campi Flegrei alcuni ex lavoratori dell'acciaieria, ormai anziani, non sembrano stupiti del sequestro. Dicono che sapevano che "prima o poi sarebbe accaduto" e sono disillusi: "Sono venti anni che hanno chiuso la fabbrica e non si è visto niente di nuovo. Hanno distrutto un quartiere e hanno costretto i nostri figli a emigrare. Qui siamo tutti malati, c'é chi è morto per il lavoro in fabbrica e chi per l'aria inquinata. E loro, i politici, che cosa hanno fatto? Niente". Al rione Cocchia, il vecchio quartiere operaio costruito a ridosso del colosso industriale, si incontrano poche persone. Non vogliono parlare del sequestro, che vivono come l' ennesima onta da accettare. "Li dovrebbero arrestare tutti - dice con rabbia Franco Esposito, proprietario di un' officina auto in piazza Esedra, proprio davanti al rione Cocchia - noi siamo qui da venti anni, abbiamo visto uscire gli ultimi operai dalla fabbrica e cosa ci hanno dato in cambio? Il pontile nord. Il resto non è mai venuto. L'unica cosa buona che c'era era la 'Citta' della Scienzà; l'hanno incendiata e ora non ci è rimasto più nulla. Speriamo solo che, dopo l'incendio e dopo il sequestro, ora si riparta in fretta". In piazzetta Bagnoli i commercianti si dicono stanchi di parlare perché - spiegano - "é una lotta che dura da decenni e mai nessuno ci ha ascoltati". Chi invece oggi guarda al sequestro come a "un fatto molto importante" è Umberto Frenna, imprenditore e proprietario dell'Arenile. "Diciamocelo, questo sequestro è anche tardivo, ce lo aspettavamo prima. Non conosciamo la situazione oltre il muro di cinta dell'ex fabbrica ma qui si parla di disastro ambientale, di truffa e di mancata bonifica. Non possiamo prendercela solo con la politica ma con tutti i colletti bianchi che in 20 anni hanno messo le mani su Bagnoli. La messa in sicurezza è fondamentale e speriamo che sia il punto di partenza per la reale riqualificazione dell'area. Nella Ruhr, in Germania hanno consolidato e poi realizzato delle attività di archeologia industriale che fanno quasi gli stessi incassi di un gioiello dell'antichità come Pompei. Su Bagnoli ci vuole il vero confronto con i cittadini per fare rinascere non solo il quartiere, ma la città intera".

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