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Cronaca Meta

Violenza di Meta: le frasi agghiaccianti nella chat della vergogna

I racconti dei violentatori nei messaggi di Whatsapp e di Messenger. La figlia della vittima “graziata” per caso

Emergono particolari agghiaccianti dall'ordinanza di custodia cautelare ai danni dei cinque arrestati accusati di aver violentato una turista britannica in un albergo di Meta di Sorrento. Elementi che stabiliscono la premeditazione del gesto che non è sfuggita al Gip del tribunale di Torre Annunziata, Emma Aufieri che ha ordinato l'arresto su richiesta del sostituto procuratore Mariangela Magariello. I dettagli più incresciosi emergono dalla chat “Cattive abitudini”, segnalata sin dal primo momento dalla procura come il luogo dove gli autori dello stupro si vantavano del gesto compiuto. Messaggi di scherno nei confronti della vittima e della sua età utilizzata come motivo di vanto.

Frasi come «Ci siamo fatti una nonnina di 40-50 anni» o «m'agg fatt nu tavolone cu na milf» ripetute in più conversazioni segnano la cifra umana degli autori del gesto. Ma li inchioda anche alle loro responsabilità nonostante abbiano tentato di occultare le prove. Alcuni dei cellulari analizzati dal consulente della procura, Lorenzo Laurato ha segnalato come in due casi i cellulari degli indagati fossero stati inizializzati dopo il sequestro degli agenti del commissariato di Sorrento, agli ordini del dirigente Donatella Grassi. Secondo l'esperto, il tentativo di occultare i dati è stato effettuato da remoto da qualcuno che era in possesso delle credenziali di accesso al sistema del telefono.

Si tratta di una procedura che mette a disposizione la Apple per i suoi Iphone e che può essere utile per coloro che subiscono un furto e non vogliono far diffondere i propri dati. Tra gli elementi presenti sui dispositivi degli indagati potrebbero esserci anche altre foto che riguardano la vittima e che potrebbero finire in circuiti illegali. Oltre alle conversazioni di Whatsapp ed anche Messenger intercettate, ci sono gli strazianti racconti della vittima. La donna ha dichiarato di essersi resa conto della situazione e di viverla come se fosse oggetto di un sogno. La vittima, quando ha visto anche gli altri uomini ed ha capito quello che stava per succedergli ha anche implorato che fosse solo l'uomo che la stava accompagnando nella stanza degli addetti ad avere un rapporto con lei.

Una richiesta che il Gip ha definito “il male minore”, l'ultimo disperato tentativo della vittima di evitare il branco. Dalle 24 pagine dell'ordinanza emerge anche che la figlia della vittima sia stata risparmiata per puro caso. Anche lei ha bevuto il drink con la z-drug all'interno ma si è sentita male ed è andata in bagno a vomitare. È stata “graziata” perché uno dei baristi ha deciso che bastava la madre come preda del gesto ignobile. Il giudice ha anche sottolineato come l'azione fosse stata pianificata dal gruppo. È stato scelto l'ultimo giorno di permanenza della vittima in albergo. Straniera, avrebbe lasciato l'Italia il giorno dopo, garantendo così al gruppo l'impunità per l'impossibilità di sporgere denuncia da parte della persona offesa.

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