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Detenuto ricoverato in fin di vita, i parenti denunciano: "Non ce lo fanno vedere"

"Mio padre adesso è come un pacco, non è rimasto più niente di lui, il tumore alla laringe si allargato a tutta la faccia e non si può più operare". Annunziata Rigotti descrive così il padre Ciro, 62 anni, ricoverato in fin di vita all'Ospedale Cardarelli dal giorno 11 settembre. "Cancro alla laringe e stato catatonico" fanno sapere dalla direzione del nosocomio. 

Ciro Rigotti non è un paziente come gli altri. E' un detenuto nel carcere di Poggioreale, in cella dal 2016 per spaccio di droga. "Nonostante sia in fin di vita- racconta Annunziata - ci sono le stesse regole del penitenziario e possiamo vederlo un'ora alla settimana ed è piantonato dalle polizia penitenziaria". I problemi di salute di Rigotti sono cominciati 4-5 mesi fa: "Ebbe una emorragia dal naso - spiega ancora la figlia -ma i medici del carcere ci hanno detto che lo stavano curando. Nessuno ci ha mai parlato di tumore. Abbiamo deciso di pagare un medico per una visita privata. Lo ha trovato dimagrito di 30 chili e con un polipo sul naso". 

A quel punto, a metà luglio, parte la richiesta d'urgenza per una tac. Ma il via libera arriva soltanto il 31 agosto, un mese e mezzo dopo. "Dopo la tac, il 5 settembre gli hanno fatto la biopsia, il 7 lo hanno riportato in carcere. Devono essersi resi conto che ormai era in fin di vita perché il giorno 11 lo hanno rispedito qui come un pacco". 

I familiari di Ciro Rigotti vorrebbero riportarlo a casa: "O almeno far togliere il piantone e potergli stare vicino, ma il giudice ha rifiutato i domiciliari". Una posizione criticata dall'Associazione ex detenuti di Poggioreale: "Forse il giudice non ha ben compreso la situazione - afferma il presidente Pietro Ioia - Ciro non è più un detenuto, ma un uomo in punto di morte. I giudici di oggi non sembrano esseri umani. La situazione sanitaria della Casa circondariale di Poggioreale è disastrosa. Forse, se fosse stato curato adeguatamente Ciro Rigotti si sarebbe potuto salvare".  

Il legale della famiglia Rigotti, Bruno Carfora, ha fatto sapere che presenterà un esposto alla Procura della Repubblica perché "...senza voler accusare ancora nessuno, vogliamo che venga chiarito se ci sono state negligenze nel trattamento sanitario all'interno del Carcere". 

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