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Cronaca Piazza Plebiscito

Degrado a Palazzo Reale, ennesimo caso di incuria in città

Intonaci cadenti, mobilio impolverato, finestre rotte e giardini pieni di rifiuti: l'abbandono dell'antica residenza reale in un servizio di Paolo Chiariello per Sky Tg24. Ma al degrado risponde la cittadinanza attiva

Torniamo a parlare di degrado  e incuria nella nostra città.  Lo facciamo prendendo spunto dall’articolo del giornalista Paolo Chiariello, che ha seguito un’inchiesta (un videoreportage per Sky tg 24 e un articolo per il Corriere del Mezzogiorno) sullo stato di abbandono in cui versa il nostro magnifico Palazzo Reale.
Il giornalista racconta di intonaci cadenti, antico mobilio coperto da una coltre di polvere, finestre rotte, infiltrazioni d'acqua, giardini reali pieni di immondizia e diventati ricovero per randagi e poveri senzatetto. Non è difficile notare il degrado che avvolge persino una delle strutture vanto della nostra Napoli, sita nel cuore della città, ad un passo da un golfo che ci invidia il mondo intero.

L’ennesimo caso di incuria e abbandono del patrimonio artistico di questa città che va ad allungare una lista già folta fatta anche di monumenti vandalizzati senza alcun rispetto per la storia e la civiltà che rappresentano.

Di esempi ve ne abbiamo raccontati tanti nei mesi passati: lo scempio perpetrato ai danni delle statue dei leoni di piazza del Plebiscito, imbrattate da scritte e vernice, dell’angelo della legalità di Piazza del Municipio (realizzato con materiali da riciclo), della statua di Dante (adesso riqualificata, ma chiusa in “gabbia” per evitare che corresse di nuovo rischi) e ancora all'edicola sacra di San Gennaro posta sul sagrato dell'antica chiesa di Santa Caterina a Formiello, in zona Porta Capuana, opera del Vaccaro dichiarata patrimonio dell’Unesco.
Ferite inferte da bombolette spray o da rifiuti abbandonati  che colpiscono il senso civico e  lo spirito di appartenenza alla città, alla sua storia e alla sua cultura, molto più di quanto offendano il senso estetico.

Quando ci si trova di fronte a queste circostanze è lecito chiedersi di chi sono le colpe e le responsabilità: delle istituzioni? Dei singoli cittadini? Di tutti?
Stabilirlo è complesso, soprattutto in  una città come Napoli, forse è il momento di cominciare a distribuire le responsabilità: hanno colpa le istituzioni che non intervengono a difendere un patrimonio verso cui sono responsabili, hanno colpa quei cittadini che fanno dell’inciviltà “orgoglio di vita” (una minoranza per fortuna) ed hanno un piccolo margine di colpa anche tutti quelli che per quieto vivere si girano dall’altra parte, che, stanchi, hanno deciso di far vincere il senso di rassegnazione (una responsabilità che sta nell'aver perso la speranza).

Eppure la nostra città, così come tutte le altre, è fatta soprattutto di persone che ogni giorno si rimboccano le maniche per fare la propria parte e qualcuno ha voluto farlo persino in grande stile, creando movimenti, comitati, gruppi di cittadini indignati decisi a partecipare attivamente al cambiamento e a dimostrare che ognuno deve e può dare il proprio contributo: le storie dei ragazzi di CleaNap o dei Friarielli Ribelli, con i loro "Raid Pulitivi", sono esempi lampanti di questo nuovo modo di vivere la città. Si tratta solo della punta di un processo in atto già da tempo in tutte le realtà sia cittadine che di periferia: una cittadinanza attiva che non può sostituirsi all’istituzione, ma che può comunque dare un apporto concreto, soprattutto nel diffondere una cultura diversa, fatta di amore e rispetto per gli spazi comuni e per l’incredibile patrimonio artistico-culturale che rende Napoli la città più bella del mondo. Qualunque rivoluzione civile, infondo, parte sempre dal basso.

 

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