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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

De Magistris a Franceschini: "Per Napoli duri tagli e dolorose esclusioni dal MIBACT"

Il sindaco chiede al Ministro una nuova valutazione: "Le esclusioni potrebbero soffocare un fondamentale tessuto culturale che rappresenta una forte ricchezza ed un'affermata realtà del nostro territorio"

Il Sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, ha inviato una nota al Ministro per i Beni e le Attività Culturali Dario Franceschini in merito alla conclusione dell’esame delle richieste di contributo delle strutture di spettacolo (teatri, compagnie, centri ecc.) da parte del MIBACT. Su questo tema, de Magistris e l’Assessore alla Cultura Nino Daniele si erano anche incontrati con Gianni Pinto di Artec – Associazione attività teatrale regionale dell’AGIS.

Nella nota al Ministro il primo cittadino esprime: “la più viva preoccupazione – assieme all’Assessore Daniele - per l'assegnazione, da parte del Mibact, dei contributi alle attività dello spettacolo dal vivo. A tal proposito, devo, purtroppo, constatare che, ancora una volta, Napoli ha dovuto subire altri duri tagli e dolorose esclusioni. Avevo manifestato la mia soddisfazione per il giusto riconoscimento di Teatro Nazionale allo Stabile “Mercadante – San Ferdinando” che costituisce un'importante vittoria per la nostra Città che vanta antiche e nobili tradizioni nel settore del teatro di prosa e del lirico. Osservo, però, che, paradossalmente, tale riconoscimento potrebbe penalizzare l'insieme del tessuto teatrale che, come accennavo in precedenza, non ha eguali nella storia del nostro Paese. Ciò perché, ribadisco, il numero delle attività produttive e della sale in attività a Napoli è molto fitto, così come risulta essere corposo l'elenco degli esclusi dai finanziamenti.
Già si sono verificati i casi del Teatro Bellini, declassato, e di altre esperienze culturali di grande rilevanza, come quella di Enzo Moscato, de “Le nuvole”, della Sala Assoli, di Galleria Toledo che non sono riuscite ad ottenere lo status di Teatro Stabile di Innovazione. Si aggiungono, poi, teatri come l'Augusteo (non ammesso), il Cilea, il Totò, il Sannazaro che, nonostante operino da decenni, con successo di pubblico e di critica per le loro produzioni, non ricevono, ugualmente, alcun riconoscimento. Ed ancora, altre importanti realtà quali l'Elicantropo ed Icra Projet - che hanno intessuto significativi rapporti internazionali di grande qualità e spessore - vengono addirittura esclusi da una commissione consultiva della prosa.
Signor Ministro, l'elenco è puramente indicativo, ma serve ad evidenziare, ancora maggiormente, la vitalità dell'offerta teatrale napoletana che è ricchissima di proposte, temi, esperienze, sempre aperta ad un confronto vivo, continuo e straordinario tra innovazione e tradizione. Per tali motivi, le conseguenze – per le strutture non ammesse – avrebbero una ricaduta drammatica per Napoli, Città ricca, come affermavo, di cultura teatrale, ma economicamente fragilissima. Esse potrebbero soffocare e, in parte, cancellare un importante e fondamentale tessuto culturale che rappresenta una forte ricchezza ed un'affermata realtà del nostro territorio.

Inoltre, ai livelli occupazionali del settore verrebbe inferto un durissimo colpo: si stima , infatti, che ci sarà una perdita immediata di ben 20.000 giornate lavorative che continuerà nei prossimi due anni. Le imprese di spettacolo – alle quali sono stati tolti 550 mila euro che, poi, sarebbero ritornati allo Stato come contributi assistenziali – non saranno in grado di sostenere questo autentico collasso. Ciò anche in considerazione del fatto che il mancato sostegno arriva in piena estate, a stagione ormai svolta al 70%, con i relativi impegni economici già, di fatto, assunti.

Le chiedo, a tal proposito, Signor Ministro un Suo intervento affinché possa essere riesaminata la delicata e, ripeto, drammatica, questione attraverso una nuova e diversa valutazione – anche sotto il profilo artistico, gestionale, organizzativo e, soprattutto, storico - delle istanze delle imprese di spettacolo che sono state escluse, perché Napoli è il teatro”.
Così si conclude la lettera del primo cittadino al Ministro Franceschini.

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