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Cimitero chiuso da tre mesi: "I nostri morti sono diventati fango"

Monumentale sotto sequestro dal crollo del 5 gennaio, centinaia di salme ancora sotto le macerie. Protesta e blocco stradale dei cittadini: "Stanchi delle chiacchiere". Il Comune: "La collina è sprofondata di altri 4 centimetri"

Sono passati tre mesi dal crollo di una parte del Cimitero monumentale di Napoli e i sigilli della magistratura sono ancora li. Come sono ancora lì, sotto le macerie, le almeno duecento salme custodite nelle cappelle venute giù nella notte del 5 gennaio scorso. 

Blocco stradale

Un tempo lungo, che ha fatto salire la tensione tra coloro i quali, tra quelle salme, hanno mariti, figli, genitori deceduti. Tensione e rabbia esplosa nel pomeriggio, dove una commemorazione si è trasformata in un blocco stradale di via Nuova Poggioreale. Cassonetti gettati sulla carreggiata, striscioni, urla, anche pianti di disperazione. "In questi giorni ha piovuto molto - spiega Pina Caccavale, portavoce del Comitato di cittadini - e abbiamo paura che adesso i nostri cari siano diventati un tutt'uno col fango". 

Tre mesi di silenzi, di promesse cadute nel vuoto, di richieste neanche prese in considerazione: "Abbiamo chiesto da subito che almeno venisse messo un telo per riparare le salme dalle intemperie, ma non è stato fatto" commenta Pina. Le sagome di alcuni corpi, in bilico sui pavimenti crollati a metà, sono ancora visibili a occhio nudo. Molte altre sono seppellite in una voragine di almeno 30 metri. 

Il Cimitero sprofonda ancora

Secondo le ricostruzioni delle prime ore a causare il crollo, miracolosamente senza vittime, sarebbe stata una copiosa infiltrazione nel tunnel della metropolitana che passa sotto la collina del Cimitero monumentale. A sostenerlo fu, poco dopo il disastro, proprio Metropolitana di Napoli, responsabile del cantiere. "Quel fiume d'acqua si è fermato solo il 1 febbraio - afferma Vincenzo Santagada, assessore ai Cimiteri del Comune di Napoli - fino al 17 febbraio ci sono stati dei rilievi che hanno evidenziato come la collina sia sprofondata di un millimetro al giorno". Dal 5 gennaio al 17 febbraio passano 42 giorni, quindi 42 millimetri, cioè 4,2 centimetri. E non è detto che si sia fermata. 

L'assessore è stata fortemente contestato dai cittadini, che chiedono risposte immediate sul destino dei propri cari: "Ci sono anche ragazzi morti sotto quelle pietre". Quello che i familiari dei defunti non riescono a spiegarsi è perché le ditte dei lavori possano accedere alle aree sotto sequestro, per recuperare i reperti delle cappelle, e non si riesca a trovare un modo per recuperare i resti delle persone. "Abbiamo chiesto alla Procura la possibilità di coprire l'area con un telo, ma ci è stato negato il permesso. Se i nostri tecnici lo riterranno opportuno, chiederemo il parziale dissequestro. Oltre questo non possiamo fare altro" ha replicato l'assessore. 

Comune contestato

Intanto, pare che Comune e Curia abbiano trovato un'intesa sul dove sistemare i resti, se e quando saranno recuperati: "E' una soluzione temporanea - precisa Santagada - poi insieme ai cittadini capiremo il da farsi". Ma lo scoramento inizia a farsi strada tra le persone: "Siamo stanchi delle chiacchiere, neanche le ascoltiamo più. Ci tengono all'oscuro di tutto - conclude Pina Caccavale - La speranza è l'ultima a morire, ma iniziamo a credere che non potremo mai più riavere i nostri familiari". 

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