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Cronaca

"Cristian torni a casa, è solo colpevole di pacifismo": petizione per l'attivista di Greenpeace

La madre: "Aveva il sogno di contribuire a costruire un mondo migliore ed ha creduto di poterlo fare pacificamente con Greenpeace. Questo sogno ora è una colpa, anzi un reato gravissimo"

Al via una petizione per riportare a casa Cristian, l'attivista di Greenpeace. La vicenda: "La nave di Greenpeace con la quale pacificamente 28 attivisti cercavano di salvare l'Artico dalle trivelle della Gazprom, è stata abbordata illegalmente dalla Guardia Costiera russa in acque internazionali. Tutti, inclusi due giornalisti , sono stati fermati e accusati di pirateria e ora rischiano fino a 15 anni di detenzione in Russia".

Tra gli attivisti c'è Cristian D'Alessandro, unico italiano della spedizione pacifista. La madre scrive una lettera a Napolitano per chiedere che suo figlio possa tornare a casa, intanto parte  la petizione su Change.org, un appello da firmare e condividere affinché Cristian torni a casa.

Il testo della lettera al Capo dello Stato:

"Signor Presidente,

mi chiamo Raffaela Ruggiero, sono la madre di Cristian D’Alessandro, il giovane attivista di Greenpeace, arrestato dalle autorità russe nel Mar Artico con i suoi 29 compagni.

Mi rivolgo a Lei , Presidente, conoscendo la Sua storia e la Sua sensibilità verso i temi dei diritti umani, perché si adoperi per la libertà di Cristian.

Certo, il momento è grave per il Paese e ben altri pensieri affollano la Sua mente, lo so bene, ma pure mi permetta di insistere perché rivolga qualche minuto del Suo prezioso tempo al mio ragazzo ed ascolti, per cortesia, il mio appello.

Cristian ha 31 anni, ha conseguito la laurea in biotecnologie mediche all’Università Federico II di Napoli, con una tesi di ricerca che ha avuto risultati lusinghieri ed apprezzamenti dai docenti fino a meritare la pubblicazione su una rivista scientifica. Durante il percorso universitario ha fatto le sue prime esperienze lavorative in Inghilterra, dove ha imparato la lingua pagandosi il soggiorno facendo il cameriere, perché la sua grande dignità non gli avrebbe mai consentito di chiedere soldi alla famiglia. Una volta laureato, assecondando il bisogno interiore di mettere in atto quei principi che per molti restano solo teoria, ha fatto la sua scelta di vita, aderendo ai principi dell’organizzazione ecopacifista Greenpeace, che si occupa di tutelare il pianeta dalle aggressioni, talvolta inconsapevoli, spesso proditorie, degli stessi popoli che lo abitano.

Noi, d’altro canto, abbiamo sempre sostenuto la ricerca di autonomia dei nostri figli, sicuri come siamo dei principi di onestà e correttezza in cui li abbiamo cresciuti e se, egoisticamente, avremmo preferito averli vicini, pure li abbiamo lasciati liberi di inseguire i propri sogni e di accrescere quel patrimonio di esperienze attraverso il quale sono diventati quello che adesso sono: esseri pensanti, liberi, onesti leali, in grado di fare scelte consapevoli, di compiere gesti nobili. Sono entrambi lontani, ma siamo certi del loro affetto, fieri del loro coraggio e contenti della loro felicità, perché i figli sono felici se fanno ciò in cui credono.

Cristian aveva il sogno di contribuire a costruire un mondo migliore ed ha creduto di poterlo fare pacificamente con i  suoi compagni di Greenpeace.

Questo sogno adesso è una colpa, anzi un reato gravissimo.

Signor Presidente, non sentiamo Cristian da settimane. Sua nonna, che ha 88 anni, prega ogni giorno per lui, nel chiaro timore di non poterlo riabbracciare più. Mai avremmo creduto di vederlo in prigione, lui persona pacifica, non violenta, amante della natura, della musica, della compagnia semplice e schietta, accusato di pirateria e di atti violenti.

Sappiamo che il Ministero degli Esteri sta facendo tanto per riportarlo a casa, ma La preghiamo Presidente, creda in questo nostro ragazzo, e ce la metta tutta per aiutarlo e per aiutarci.

Grazie"

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