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Le lacrime di un imprenditore: "Ho licenziato persone con cui ho condiviso la vita"

Il movimento 'Tu ci chiudi, tu ci paghi' arriva anche a Quarto, Pianura, Pozzuoli e Bagnoli. Commercianti e cittadini in strada per sit-in pacifici: "Devono bloccare tasse e utenze. Pronti al lockdown ma solo dopo gli aiuti"

La seconda ondata della pandemia da Sars-Cov2 nasconde storie drammatiche di aziende, lavoratori, famiglie distrutte dalla povertà. Il movimento 'Tu ci chiudi, tu ci paghi' ha raggiunto anche l'area Ovest di Napoli. Cittadini di Quarto, Pozzuoli, Pianura e Bagnoli si sono mobilitati con sit-in di protesta. Manifestazioni pacifiche che preparano il campo alla mobilitazione generale di sabato 31 ottobre, alla Rotonda Diaz. 

A Pianura, Vincenzo Graziano, parrucchiere con diversi esercizi sul territorio ha gli occhi gonfi di lacrime: "Avevo cinquanta dipendenti, adesso siamo rimasti in diciotto. Tanti sono in cassa integrazione, che ancora non arriva. Ho dovuto distruggere i sogni delle persone che mi hanno accompagnato per una vita, si sono inginocchiati di fronte a me, per implorarmi di non togliergli la speranza. Ci stanno distruggendo, non solo economicamente, ma anche psicologicamente. Durante il primo lockdown, ho incontrato tre persone pronte al suicidio perché non avevano neanche i soldi per il latte. Ho provato ad aiutarli. La classe politica, nazionale e regionale, è inadeguata, dovrebbero vergognarsi". 

In strada ci sono i settori più disparati, come gli animatori o i titolari di palestre. "Non vogliamo gli spiccoli - afferma Nicola Alonso, portavoce di Animazioni Unite - Mille o duemila euro non salveranno le nostre attività. Ci avevano chiesto sacrifici a marzo per poi riprendere a lavorare. Noi i sacrifici li abbiamo fatti, ma chi ci governa non ha fatto quello che aveva promesso: la Sanità non è pronta alla seconda ondata, i trasporti non sono stati potenziati, le misure economiche sono insufficienti. De Luca dovrebbe dimettersi". 

Piergiorgio Mangiapia racconta che, nella sua palestra, non si sono più occupati di salute e benessere: "Il nostro lavoro è diventato quello di seguire regole sempre diverse e sempre più stringenti. Per le misure di sicurezza abbiamo speso il doppio delle risorse rispetto ai ristori ricevuti. Con un altro lockdown la mia attività non sopravviverà". 

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