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Il personaggio / Secondigliano

Chi era Cosimo Di Lauro

Morto a 49 anni, è stato considerato un'icona della camorra. Un criminale spietato diventato un modello per i giovani per il suo look e la narrazione sul suo conto

Quando venne arrestato il 21 gennaio 2005, uscì da suo bunker con addosso un giubbotto di pelle, una maglia firmata e dei jeans attillati. Aveva il codino e la pelle del viso leggermente abbronzata per le lampade a cui si sottoponeva. Una vera e propria icona di stile. La prima icona di stile della camorra ai tempi di internet. Lo scatto che lo ritraeva con intorno i carabinieri che lo portavano in carcere divenne un piccolo cult che i ragazzini di Scampia e Secondigliano si scambiavano sui cellulari dell'epoca. Divenne improvvisamente un modello da seguire. Non solo per la vita che aveva condotto ma anche per come appariva. Un divo del cinema che aveva dato vita alla più violenta faida di camorra dopo quella dei primi anni ottanta.

Di Lauro nell'immaginario della camorra

Questo e altro ha rappresentato Cosimo Di Lauro per la storia della camorra. Un personaggio deleterio non solo per quello che avevano prodotto direttamente le sue scelte ma anche per il fenomeno di emulazione a cui avrebbe dato vita. La sua immagine ha ispirato il personaggio di Genny Savastano in “Gomorra - la serie”, dando il via a un'epopea criminale che ha segnato l'immaginario dei giovani di tutto il mondo legato al racconto della camorra. Per la prima volta i personaggi della camorra erano diventati “sexy”. A differenza del passato, non si trattava solo di criminali spietati ma anche di figure che sarebbero state senza problemi accanto a quelli immaginari dei protagonisti di film come “Scarface” o “Blow”, con un impatto devastante. A vederlo uscire così il giorno del suo arresto, nessuno avrebbe immaginato il decadimento fisico e psicologico che probabilmente ha portato alla sua morte stanotte. Un decadimento in cui il 41bis ha giocato un ruolo fondamentale e di cui sono vittima la maggior parte dei detenuti mafiosi sottoposti a questo regime. Solo che sui cellulari degli adolescenti non girano le immagini di Provenzano che non risponde più ai familiari ai colloqui o dello stesso Di Lauro che appariva in aula sporco e trasandato nel corso dei processi a suo carico tanto da far dubitare i suoi legali della capacità di stare in giudizio.

L'erede al trono 

Erano tanti i processi a cui è stato sottoposto così come tanti i delitti per cui erano state raccolte prove a suo carico. Si poteva “attingere” a un pozzo senza fine riempito con il sangue di un centinaio di vittime negli otto mesi della prima faida di Scampia datata 2004. Cosimo Di Lauro ne fu protagonista assoluto. Causa e ispiratore di conflitti. Figlio di Paolo Di Lauro, alias “Ciruzzo 'o milionario”, a lui era stato dato in gestione l'impero di Secondigliano. Di Lauro aveva optato per una dinastia familiare nonostante ci fossero dei suoi luogotenenti di spicco che si erano meritati sul campo lo scettro del comando. Senza dubbio il più titolato fra questi erano Gennaro Marino, alias “Mckey” o “moncherino” per l'handicap alle mani che si era procurato durante un raid. Quando “Ciruzzo 'o milionario” passò lo scettro del comando al figlio, nel clan cominciarono le prime divisioni. Le piazze di spiaccio, le più fornite e redditizie a livello europeo, cominciarono a entrare in fibrillazione. Fino al punto che bisognò decidere da che parte stare. Se continuare con i Di Lauro o allearsi con gli “scissionisti”.

La faida con gli “scissionisti”

Cosimo non poteva tollerare questa insubordinazione agli albori del suo “regno” così decise di dichiarare guerra a tutti coloro che si erano posti contro la sua leadership. Una guerra totale che riguardava non solo gli affiliati ma anche le loro famiglie, i loro conoscenti, chiunque avesse un qualche legame anche solo presunto. Ne nacque una vera e propria carneficina, qualcosa che si era vista solo nel periodo della guerra tra cutoliani e “Nuova famiglia” all'inizio degli anni '80. Qualcosa di spietato. Una vera e propria guerra con uccisione di soldati e “danni collaterali” come l'assassinio di vittime innocenti della criminalità. L'esercito degli scissionisti era formato da varie famiglie come quella dei Marino, che fu un obiettivo chiaro di Cosimo, ma anche dagli Amato, costretti a scappare in Spagna per sottrarsi alla furia dei Di Lauro, un po' come successe in circostanze diverse, e con i dovuti distinguo, ai membri della “mafia perdente” nella guerra contro i “corleonesi” in Cosa Nostra, o come fu per Bardellino nella seconda guerra di camorra degli anni '80, quella tra i Nuvoletta e gli Alfieri-Galasso-Bardellino. E poi c'erano anche i Pagano, che pure furono vittima della furia di Di Lauro, o gli Abbinante o ancora gli Abete.

Le vittime innocenti 

Tutti gruppi che si ritrovarono dalla stessa parte per combattere lo spietato nemico comune e provare a mettere le mani su Secondigliano. Un atto di rivolta verso il nuovo sovrano che venne lavato nel sangue e portò a uccisioni di una violenza assurda. Come quella di Gelsomina Verde, vittima innocente della criminalità bruciata viva dopo essere stata torturata perché conosceva uno degli obiettivi di un omicidio. Secondo i suoi sicari avrebbe dovuto confessare la sua posizione esatta ma Gelsomina non poteva saperlo e per questo venne assassinata. Fu il più eclatante di una serie di delitti di cui è stato chiesto conto a Cosimo Di Lauro nelle aule di giustizia. Sia per questo che per l'omicidio di Attilio Romanò, altra vittima innocente uccisa per uno scambio di persona in un negozio di telefonia, Di Lauro non è stato condannato.

Le condanne 

Gli è stato inflitto l'ergastolo, invece, per l'omicidio di Massimo Marino, cugino di Gennaro. Fu la prima vendetta trasversale di cui Cosimo si rese protagonista ordinandone il delitto. È stato poi condannato all'ergastolo anche per un duplice omicidio. Le vittime erano Claudio Salierno e Fulvio Montanino. Quest’ultimo non era un avversario qualunque. Era un amico d'infanzia di Cosimo ma lui non esitò a farlo assassinare. Così come fece con Mariano Nocera, affiliato agli Abete-Abbinante che venne ucciso per non avere eseguito i suoi ordini e per il cui omicidio è stato condannato a un altro ergastolo. Di Lauro era poi a processo per un altro assassinio, quello di Carmela Attrice. La sua colpa fu quella di aver nascosto il figlio dalla furia dei di lauriani e di non aver voluto soccombere a un'“ordinanza di sfratto” emessa dai Di Lauro. Proprio nel corso di quest’ultimo processo i suoi legali Saverio Senese e Salvatore Pettirossi avevano chiesto alla Corte di verificare la sua capacità di stare in giudizio. Il suo decadimento psichico, in realtà, affonda le radici nel tempo.

Il decadimento psicologico al 41bis

A partire dal 2008, era al 41bis da non molto tempo dopo il suo arresto, si sono susseguite delle relazioni sul suo stato di salute. Il 15 gennaio di quell'anno venne depositata la prima perizia di parte che denunciava dei segnali di squilibrio. I primi atti di un processo che lo avrebbero portato a essere vittima di turbe psichiche, allucinazioni uditive, depressione e disturbi del sonno interrotto da improvvisi attacchi di risate. Più o meno le stesse parole usate dal suo legale, l'avvocato Senese, anche nel corso di un'altra relazione datata 8 marzo 2010, redatta dopo un incontro nel carcere di Rebibbia. Il giudizio del penalista fu senza misure: “Ho sempre avuto la sensazione che fosse uno squilibrato. Dicevano che stesse fingendo, se così è stato allora era anche un grande attore”.

Così muore un boss di camorra 

Un lento decadimento fino alla morte registrata dal carcere di Opera questa mattina alle 7 e 10. Una morte per la quale il sostituto procuratore di Milano, Roberto Fontana ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Da una prima analisi del corpo non sembrerebbero essere stati registrati segni compatibili con un suicidio ma ogni ipotesi è prematura prima degli esami specialistici. Così si è conclusa a 49 anni la parabola di uno dei criminali più noti della camorra. A 49 anni di cui gli ultimi 17 trascorsi in una cella di sei metri quadri. Ma questa informazione sui cellulari degli adolescenti che sognano di imitare questi criminali forse non girerà mai.

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