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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Coronavirus, la storia di Saverio: "Sulle autostrade del mare per aiutare gli altri"

Il trasportatore napoletano è al lavoro anche in giorni di emergenza Covid-19. Nell'ultimo viaggio trasporta dispositivi di protezione a chi è in prima linea. "Ma mi manca l'abbraccio di mia moglie, non vedo la mia famiglia da più di un mese"

Concluse le operazioni di imbarco Saverio chiude la porta del suo van, la accompagna fino all'aggancio completo, fissa oltre il vetro le chiavi lasciate sul sedile vuoto. Intorno a lui i pochi autisti sono già spariti: Saverio cerca di recuperare lo svantaggio correndo verso il vano scale. Spicca un salto e comincia a salire così, rimbalzando, sperando di mostrare una felicità che non ha, sperando che qualcuno si chieda il motivo di questa gioia che invece non c'è.

Sul ponte nove non c'è il solito vociare, Saverio non sente il suo nome scandito chiassosamente da qualche collega. Non sarà il solito viaggio sulle comode autostrade del mare, non una semplice giornata lavorativa. Dal ponte il profilo della città si intuisce se si seguono e uniscono le luci dei lampioni. L'enigmistica urbana appassiona Saverio per qualche minuto, cerca di riconoscere le strade di questa cittadina oltre il porto, luoghi che conosce solo per lavoro. Dalle spalle un vento di solitudine lo stringe, cerca qualche appiglio tra i ricordi e scorge l'allegria sul volto di una ragazza con cui ballava, anni prima, in un minuscolo bar del centro storico. "Mia moglie", dice indicando un punto nero oltre la città, come un orizzonte, "é lì, forse quella lucina lontana. Non la vedo da un mese".

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L'inverno è andato via da un pezzo, nessuno ci ha fatto caso. La primavera è uno spettacolo riservato a pochi e Saverio è tra questi. Trasportatore napoletano, quarantadue anni, Saverio è – senza volerlo - tra quelli che la nazione ora chiama 'eroi'. "Negli anni '90 noi camionisti eravamo quasi da evitare, l'emblema di un mestiere dozzinale, il lavoro che nell'immaginario collettivo tutti possono fare – ma non è così, bada bene - e che quindi poi tutti respingono", spiega Saverio accendendo una sigaretta dopo aver alzato il bavero della giacca. Il freddo si fa pungente, la notte è ormai fonda, il portellone della nave è appena stato chiuso. "Oggi siamo eroi, così ci chiamano anche le istituzioni. Io non mi sento né un bifolco né un eroe, faccio il mio lavoro, anche in questi giorni".

Saverio sbuffa e si incammina verso coperta. Intorno a lui qualche volto segnato dalle tante ore di guida, il personale di bordo che in guanti e mascherine serve nel ristorante self-service. La nave è semideserta: il traffico passeggeri, dalle ordinanze di lockdown che si sono susseguite tra i vari paesi europei, si è ridotto drasticamente – quasi azzerato. Sulle navi ora resistono gli addetti ai trasporti (incluso l'equipaggio), baluardi di un settore che ora balza prepotente nell'occhio del ciclone. Saverio interrompe il lungo silenzio sovrapponendosi ai rumori della nave che esce dal porto. "Movimentiamo merci tutto l'anno", spiega. "Spesso a bordo di queste navi ro-pax, verso le isole. E' il nostro lavoro ed è sicuramente pieno di sacrifici".

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Saverio solca le autostrade del mare quasi ogni settimana. Questa rete trans-europea concentra i flussi di merci su itinerari che riescono a ridurre la congestione stradale e facilitare l'accesso alle isole o ai porti periferici. Secondo uno studio Price Waterhouse l'inquinamento per un trasporto su strada è oltre 2,5 volte superiore all'inquinamento prodotto dallo stesso trasporto via mare. In termini di Co2, con le Autostrade del Mare sono state scongiurate 680mila tonnellate di anidride carbonica: una quantità paragonabile alle emissioni annue di una città di un milione di abitanti.

L'azienda per cui lavora Saverio è lontana chilometri dalla sua famiglia. La moglie e i due figli sono rimasti a Napoli. "Già normalmente, tra i viaggi – durante i quali bisogna rispettare anche i tempi di guida - e le attese per carico e scarico, riuscivo a vedere la famiglia solo nei weekend. Adesso, dopo lunghi viaggi, preferisco non tornare a casa. Ho tutte le protezioni, ma la prudenza non è mai troppa. Preferisco vederli dallo schermo di un telefono oggi per abbracciarli senza più paura domani. Si dice 'Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Io avrei voluto proprio loro, ma purtroppo non posso. Devo lavorare e proteggerli con la mia assenza, è assurdo ma è così".

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Questo carico trasportato da Saverio è composto da materiale sanitario. "In questi giorni di emergenza sto trasportando mascherine, guanti, visiere. Credo siano destinate soprattutto agli ospedali, a chi opera in prima linea", spiega. "Mi piace pensare che con il mio lavoro io possa contribuire a rendere sicuro il lavoro di altri". Al volante Saverio, in realtà, ci sta poco. "Tutto sommato passo poche ore in cabina. Dovendo collegare terraferma e isole maggiori spesso la mia autostrada è il mare".

E' notte fonda, il silenzio è rotto dal rifrangersi delle onde sulla chiglia. Saverio si stacca dal registratore, scende qualche gradino e apre la porta della comoda cabina che gli è stata assegnata. Domattina colazione, poi l'ultima tappa del suo viaggio d'andata. Sperando in un ritorno diverso, prima o poi, con un abbraccio finale che lo ripaghi di questi sacrifici.

(foto interne Ansa)
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