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Cronaca

Coronavirus, i librai napoletani alla Regione: "Vogliamo riaprire"

Per il Governo potrebbero riaprire, per la Regione Campania no. "Siamo piccoli librai, non siamo multinazionali. Per noi restare chiusi è una condanna"

I librai di Napoli vogliono riaprire i battenti nonostante lo stop imposto dalla Regione Campania. "Abbiamo inviato una Pec alla Regione Campania in cui spieghiamo che siamo favorevoli all'apertura e suggeriamo anche di prendere ad esempio la Regione Lazio che ha disposto l'apertura delle librerie e cartolerie per il giorno 20 aprile in modo tale da poter consentire la sanificazione dei locali", spiega all'agenzia Dire Gianfranco Lieto, presidente di Ali Associazione Librai Italiani di Napoli aderente a Confcommercio.

"Pensiamo che, laddove si ritenga che per approvvigionarsi di articoli di cartoleria e di libri si possa sopperire tramite edicole, supermercati ed altri negozi, si creano di fatto i presupposti per una concorrenza sleale", sottolineano i librai, contrari all'ordinanza della Regione Campania che ha imposto lo stop all'apertura delle librerie, nonostante l'orientamento opposto dell'ultimo Dpcm che allunga al 3 maggio le misure anti-coronavirus ma ha previsto l'apertura da oggi di cartolerie e librerie sul territorio nazionale.

"Siamo contrari all'ordinanza della Campania. Avevamo strutturato l'apertura disponendo tutte le misure previste per garantire il distanziamento sociale, invitando ad esempio i clienti a recarsi in libreria solo su appuntamento. Il governo nazionale ci ha elencato tra le attività necessarie, il giorno dopo quello regionale ci ha detto di no. Per loro possiamo essere sostituiti dai supermercati, dai tabaccai, dai grandi colossi online". Lo raccontano all'agenzia Dire Anna Minucci e Andrea Ambrosino, una coppia di 30enni napoletani che un anno e tre mesi fa hanno deciso di investire e aprire una libreria nella loro città, la A&M bookstore in via Duomo, nel cuore del centro storico di Napoli.

"Per le piccole librerie è già difficile restare aperti, il margine di guadagno è molto basso", spiegano Anna e Andrea, che oltre alla chiusura per le normative di contrasto alla diffusione del Covid-19 devono fare i conti con altre difficoltà. A marzo la loro libreria ha infatti subito un furto e gravi danni strutturali. "Abbiamo dovuto riparare la vetrina, gli scaffali che erano rovinati. Abbiamo subito perdite per 3mila euro solo per quel raid, ci siamo dovuti attrezzare per attivare la videosorveglianza. Dopo quell'attacco abbiamo riaperto - raccontano - era il 7 marzo, ma tre giorni dopo abbiamo dovuto chiudere nuovamente per il Covid. Per noi è una situazione drammatica perchè gli introiti derivanti dalla vendita con le consegne a domicilio sono esigui, complice la concorrenza, eppure le spese restano. Tra fitto, bollette e spese varie arriviamo a 5mila euro al mese. E con un incasso pari a zero non riesci a pagare né le spese fisse né gli investimenti iniziali per l'apertura che dobbiamo ancora ammortizzare. Riaprire avrebbe significato tanto per noi e per i nostri clienti che non ci sentiamo di abbandonare".

Anche Diego Guida, presidente del gruppo Piccoli Editori, è convinto che occorra riaprire le librerie. "Quello lanciato a livello nazionale era un segnale di grande entusiasmo, riteniamo - spiega Guida alla Dire - che si tratti di attività indispensabili. In questi giorni lo spirito va alimentato anche con la lettura. Perché non si possono aprire le librerie se sono aperti i tabaccai, le edicole e i negozi di informatica?". Guida, d'accordo con l'idea che la Campania segua l'esempio del Lazio, sottolinea che gli introiti dei piccoli editori "sono stati pari a zero in circa un mese. L'online vale il 10 o il 5% del totale, è residuale. I distributori - dice - hanno chiuso e questo ci obbliga ad accettare anche le rese che i librai ci restituiscono come invenduti. Parliamo di ordini pre crisi da 3 miliardi. Ora gli introiti sono quasi zero, le copie restano in magazzino e siamo alla canna del gas". (Nac/ Dire) 18:15 14-04-20 

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