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Cronaca

Proteggere i minori durante il Covid-19: intervista all'avvocato Schisano

Come stanno affrontando le case famiglia l’emergenza Coronavirus? Come la stanno vivendo i ragazzi che ci vivono? E come sono gestiti gli affidamenti in pieno lockdown? Lo spiega la legale, curatore speciale dei minori

Da quando la pandemia ha invaso globalmente le esistenze di tutti si è parlato di come affrontare le emergenze più urgenti. Sono all’ordine del giorno sofferenze e cambiamenti repentini. Da settimane si cerca di dare luce e risposte ai disagi di tutti i settori da quando il lockdown, con tutto ciò che comporta, è stato deciso. In questa situazione, che mesi fa ci sarebbe sembrata surreale, ci sono anche i minori che vivono nelle case famiglia. Sono ragazzi che portano sulle spalle esperienze sofferte o provengono da famiglie originarie destabilizzate che nelle case famiglia hanno trovato una nuova dimensione di vita più equilibrata. Proprio loro come stanno vivendo l’assenza di interazioni con gli altri e con le famiglie? Cosa hanno percepito della crisi Coronavirus? Ne abbiamo parlato con l’avvocato napoletano Alessia Schisano, cassazionista esperta di diritto di famiglia e di minori, curatore speciale dei minori, cercando di dare qualche indicazione anche su come è gestito l’affido dei minori nei casi abitudinari durante l’isolamento forzato.

L’intervista

Alessia, di cosa si occupa il curatore speciale che segue, nello specifico, i minori?

“Il Curatore Speciale, introdotto con la L. 149/2001 in applicazione della Convenzione europea di Strasburgo del 1996 sull’esercizio dei diritti dei fanciulli, è nominato per un minore o per un soggetto incapace di intendere e di volere di qualsiasi età tutte le volte in cui c’è bisogno di rappresentanza legale e di assistenza tecnica nei giudizi davanti il Tribunale per i minorenni In pratica, siamo gli avvocati del minore, diamo loro voce nei processi che li riguardano, dove per fortuna i minori non sono più “soggetti invisibili” come avveniva un tempo. La sua è una nomina d’ufficio ossia avviene da parte dei giudici anche, ma non solo, su richiesta del P.M.”

Diventate un nuovo punto di riferimento per loro soprattutto quando sono inseriti nelle Case Famiglia, tra l’altro i ragazzi che sono allontanati dalle famiglie appartengono a qualsiasi classe sociale…

“Sì! Spesso riuniamo in un unicum la figura del tutore e del curatore, ossia, ci sostituiamo, per un tempo più o meno breve ma sempre limitato nel tempo, ai loro genitori e alla famiglia di origine assumendo tutte le decisioni e operando tutte le scelte relative e consequenziali afferenti alla vita del minore che ci viene affidato. Per alcuni bambini le Case Famiglia rappresentano una salvezza, l’inizio di una vita normale in attesa di essere affidati a famiglie, a coppie idonee che li cresceranno con amore e in modo adeguato.  Il passaggio in queste strutture è essenziale perché prepara molti minori a una nuova vita. Insegna loro a vivere in modo accettabile nel contesto sociale. Sono ragazzi che appartengono alle più svariate categorie sociali. C’è chi non ha mai posseduto un giocattolo come c’è, invece, chi ha visto ferire a morte la propria madre; c’è poi chi ha assistito ripetutamente ad abusi e violenze domestiche sulle madri o sugli anziani nonni.”

Le case famiglia come stanno affrontando l’emergenza Coronavirus per non destabilizzare ancora di più i piccoli?

“Sono stati sospesi per motivi precauzionali tutti gli incontri genitori/figli in tutte le case famiglie ed è un provvedimento che personalmente condivido. Gli incontri sono stati sostituiti dalle videochiamate e, chiaramente, continuano le telefonate normali.  Il numero delle videochiamate ogni settimana varia da struttura a struttura, a seconda del numero di minori ospitati, della potenza del Wi-Fi e della forza del segnale: ci sono case di accoglienza allocate in zone più periferiche che incontrano maggiori difficoltà rispetto a quelle ubicate in città.”

Quali sono le difficoltà principali che stanno venendo fuori?

“In molti avvertono maggiormente la nostalgia di casa e della famiglia di origine, manca il contatto umano, fisico ossia gli abbracci e i baci che rassicurano e trasmettono affetto, cose che i minori che vivono stabilmente con i genitori hanno anche durante la pandemia. Sono chiamati a essere bravi gli operatori a intrattenerli, a rassicurarli, a giocare, a parlare con ognuno di loro, a stimolarli; poi non dimentichiamo che ci sono le lezioni on line ed i compiti da fare ogni giorno che occupano diverse ora al giorno. Inoltre, essendoci più minori in ogni struttura vengono organizzati momenti di gioco e di svago. Non sono soli e vengono costantemente seguiti”

I ragazzi che vivono in casa famiglia come stanno vivendo i giorni dell’emergenza?

“Tutti i minori sono stati eruditi sul Covid-19 anche perché sono state introdotte le regole dell’emergenza – quale lavarsi le mani, la necessità del distanziamento sociale quando usciranno – le scuole chiuse, l’assenza forzata dei genitori però sono regole valevoli per tutti senza distinzioni e come tali sono accettate e poi, ripeto, sono continuamente sollecitati, distratti con tante attività quindi il loro tempo viene vissuto a pieno e non perso. I ragazzi provano una nostalgia sana per le attività esterne extrascolastiche e anche per la scuola, come tutti i bambini. Ovviamente durante la quarantena i ragazzi proseguono a essere seguiti da psicologi sia dal vivo se fanno parte dell’equipe all’interno della comunità sia attraverso le applicazioni web”.

Oltre a essere ulteriormente stravolto un equilibrio che avevano raggiunto, i ragazzi saranno anche spaventati da questi giorni. Quanto pesa per loro la distanza fisica anche da voi?

“Con noi Curatori il rapporto è sempre permesso, nel senso che i minori possono chiamarmi quando vogliono. Personalmente poi sono sempre in contatto e continuerò ad esserlo con i Servizi Sociali e con i responsabili delle strutture di accoglienza in modo da affrontare ogni criticità in tempo reale cercando di evitare, quanto possibile, disguidi, malumori e possibili sofferenze.  Laddove i genitori sono presenti e fanno fuochi e fiamme per riavere i figli può accadere che i bambini abbiano sofferenza nel non vederli durante il lockdown allora si cerca di aumentare le videochiamate per tranquillizzarli. Poi ogni caso è a sé.”

Vivere nelle Case Famiglia non significa sempre venire da genitori maltrattanti per cui i ragazzi hanno il permesso di avere contatti con loro. Da quando è scoppiata la pandemia ovviamente non possono incontrarli fisicamente. Ci sarebbero le videochiamate. E se esse dovessero essere sospese?

“Le videochiamate non possono essere sospese e se lo sono per qualche motivo in particolare ma deve essere di una certa gravità i genitori possono ricorre al Tribunale per l’immediato ripristino la procedura è molto rapida oppur possono rivolgersi anche ai Curatori che magari riescono a mediare e a trovare un nuovo punto di incontro e di equilibrio. Mediare tra le opposte parti in lite è un ruolo che appartiene alla figura del curatore. Faccio un esempio: proprio giovedì Santo, ho avuto in remoto un’udienza straordinaria, per la sospensione delle videochiamate tra genitori e figli ospiti di una struttura di accoglienza. Inizialmente le videochiamate erano state ammesse per poi essere sospese perché non ritenute confacenti al benessere dei bambini. Abbiamo avuto il provvedimento di ripresa delle videochiamate ma con delle prescrizioni cui dovranno attentamente attenersi i genitori”.

Voi legali matrimonialisti e di diritto di famiglia anche se da remoto state continuando a lavorare con intensità soprattutto dove sono coinvolti i minori. Pensando proprio a loro e, soprattutto, pensando a coloro che solo per breve tempo è prevista la loro permanenza nelle strutture quali potrebbero essere le criticità che potrebbero sorgere se la sospensione dovesse durare anche oltre aprile?

“Per noi avvocati che ci occupiamo di famiglia e minori altro che “Serie tv e divano”: abbiamo lavorato alacremente con gli assistiti perché la coabitazione forzata è dura talvolta per le coppie solide figuriamoci per coloro che sono in crisi. Per esempio ci sono le coppie che devono solo sottoscrivere una separazione consensuale e ancora convivono ma non è possibile depositare la negoziazione assistita in Procura. Quindi si cercano delle possibili mediazioni in attesa della ripresa dell’attività giudiziaria che sarà giustamente graduale e con tutte le precauzioni del caso perché il Tribunale facilmente può trasformarsi in un focolaio, non a caso il paziente 0 a Napoli è stato un collega che, per fortuna, oggi sta bene.”

Tra questi però ci sono anche casi normali in cui ci sono minori figli di genitori separati. Da quando c’è il virus con i conseguenti decreti e ordinanze come viene gestito l’affidamento congiunto?

“Sì, non è facile nemmeno gestire le coppie già separate o divorziate se hanno figli minori posto che il rispetto o meno del calendario di incontri del genitore non convivente con i figli è stato fonte di scontri molto duri. Peraltro, c’è stata un primo provvedimento reso dal Tribunale di Milano volto a consentire il proseguimento regolare e pronunce di altri tribunali tra cui quello di Napoli che invece li sospendeva, sostituendoli con le videochiamate. Poi ci sono stati gli emendamenti del Senato al Decreto Cura Italia volti alla ripresa in tutta Italia.  Al momento quello che va senz’altro rispettato sono i provvedimenti economici, quelli non ammettono deroghe. Poi ci sono genitori magari impegnati in prima fila nella lotta alla pandemia che non se la sentono di stare con i figli per motivi precauzionali e ciò è accaduto soprattutto in una prima fase quando tutti gli operatori socio sanitari erano esposti senza mascherine e non effettuavano i controlli tamponi/analisi come avviene adesso. A mio parere deve sempre prevalere il buon senso e vige la regola di valutare con cura “caso per caso” cercando la soluzione più adatta a quella singola situazione che ti viene prospettata adottando dei criteri o norme di riferimento”.

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