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Cronaca

"In Cina abbiamo sconfitto il virus in 2 mesi": l'intervista ad una napoletana a Shanghai

Comprendere come la Cina ha affrontato il virus e come ne è sostanzialmente uscita, è come compiere un salto in quello che potrebbe essere il nostro futuro

Avevamo intervistato Rita Percuoco, insegnante 32enne napoletana, che vive da 7 anni in Cina, il 26 febbraio, quando l'emergenza Coronavirus in Italia era ancora agli inizi e a Napoli non si era registrato neppure un caso di contagio. Ci aveva raccontato che faticosamente ne stavano uscendo, nonostante le pesanti restrizioni, a Shanghai, la città in cui vive, distante 800 km da Wuhan, epicentro del virus.

Ascoltare e comprendere come la Cina ha affrontato il virus e come ne è sostanzialmente uscita, è come compiere un salto in quello che potrebbe essere il nostro futuro nelle prossime settimane, quando il trend di decrescita comincerà a registrare risultati sempre più incoraggianti, sino agli agognati zero contagi. Sarà quello il momento più delicato, per il rischio altissimo di contagi di ritorno, qualora non dovessero essere rispettati gli opportuni accorgimenti.

- Rita, com'è evoluta la situazione a Shanghai in questo mese e mezzo? 
"Non ci sono più gli addetti che misurano la febbre prima di entrare nei centri commerciali e i corrieri ora hanno il permesso di salire e consegnare i pacchi fin sopra casa. Non ci sono più le tende di controllo degli accessi, anche se proseguono le disinfenzioni ad esempio negli ascensori".

- Siete tornati al lavoro?
"Sì, c'è anche più traffico in città. Bisogna però sempre indossare la mascherina. Hanno riaperto tutti i negozi e i trasporti. La vita è tornata quasi alla normalità. Sono ancora chiuse però le scuole e le università. Purtroppo non sappiamo ancora quando riapriranno. Il governo cinese ci tiene molto ai bambini, per loro sono il tesoro nazionale".

-Continui a lavorare in smart working con i bambini della scuola in cui insegni?
"Sto ancora lavorando online, faccio sempre le lezioni a distanza".

-Dal punto di vista personale come stai vivendo e cosa vi è consentito fare?
"Possiamo fare tutto, andare nei parchi, nei bar, però mi spiace non poter tornare al lavoro. Mi inizio ad annoiare dopo due mesi. Amo il mio lavoro e vorrei tornarci. Lavoriamo da casa, non otto ore al giorno però. Non abbandono i miei bambini, in particolare quelli da 6 anni in su che hanno degli esami per entrare nelle scuole internazionali e dobbiamo prepararli al meglio. A febbraio ci hanno pagato gli interi stipendi, però da marzo e temo anche ad aprile riceveremo solo il salario minimo per vivere, dato non dalla mia azienda, ma dal governo, un sussidio in sostanza. Il governo non ci ha abbandonato però sarebbe bello tornare al lavoro e guadagnare ciò che mi spetta".

-Come viene vista in Cina la situazione italiana?
"E' ben nota. La Cina ha mandato tante mascherine e non solo. Io stessa ho mandato due pacchi di mascherine alle mie sorelle al nord e a mia mamma a Torre del Greco".

-Quanto siete lontani in Cina dalla vita pre virus?
"Siamo tornati alla normalità, ma non al 100%. Prendere la metro in una città come Shanghai che ha 20 milioni di abitanti significava vedere fiumi di persone già da prima delle 7 del mattino. Questo ancora non si vede. Ci sono ancora rischi chiaramente. La gente cammina ancora con la mascherina. Ad esempio quando si prende il taxi o Uber e non si ha la mascherina l'autista può rifiutare la corsa. Lo stesso per i pullman. Comunque hanno riaperto tutti i luoghi pubblici, anche se per un'altra settimana poi erano stati richiusi. Abbiamo comunque fatto passi da gigante. Siamo entrati nella storia con questo virus. L'abbiamo sconfitto in 2 mesi. Sono periodi duri, ma vedendo come altri paesi stanno vivendo il virus posso dire che da noi in Cina è stato un record".

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