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Mercoledì, 17 Aprile 2024
Cronaca

Pesca di frodo dei datteri, arriva la condanna per il capo della banda: 6 anni di carcere

È stato ritenuto colpevole dei reati di inquinamento, disastro ambientale e danneggiamento

Sei anni, due mesi e 20 giorni di reclusione per A.C., considerato uno capo dei datterari di Castellammare di Stabia, uno degli imputati coinvolti nel procedimento in seguito alla maxi inchiesta del marzo 2020 sulla pesca di frodo dei datteri di mare a Napoli e a Capri, coordinata dalla Procura di Napoli.

L'imputato è stato condannato per i reati di inquinamento, disastro ambientale e danneggiamento. Ritenuto dalla Procura un soggetto legato alla criminalità organizzata di Castellammare di Stabia, secondo le accuse formulate dal pubblico ministero, Giulio Vanacore, era lui ad immergersi, distruggere la roccia e devastare i fondali. Fu colto in flagrante mentre riemergeva dall'acqua con 25 chili di datteri. Durante le intercettazioni telefoniche è emerso che i luoghi in cui operava erano Punta Scutolo, nel comune di Vico Equense, Punta Campanella e Capri.
Pene minori per altri due imputati che collaboravano alle attività illecite.
Confiscati anche i mezzi, un'auto e un gommone, che servivano per compiere le attività illecite, oltre a somme di denaro.

Ed ora si attendono le decisioni che riguardano il rito ordinario del procedimento che vede imputati altri datterari, tra Napoli e Castellammare di Stabia. In 19 furono destinatari di misure cautelari, alcune in carcere, lo scorso marzo in seguito a una complessa ed efficace attività di indagine condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla Procura di Napoli. Nel mirino degli investigatori anche i rivenditori, pescherie e ristoranti della zona vesuviana. Anche per loro, a breve, scatterà un procedimento penale. Così come, da qualche mese, è già partito anche un secondo procedimento, questa volta presso il Tribunale di Torre Annunziata a seguito delle indagini condotte dalla Capitaneria di Porto e coordinate dalla Procura oplontina. Alla sbarra sempre gli stessi sodalizi criminali che hanno devastato i fondali della penisola sorrentina e di Capri e molti altri soggetti funzionali al commercio illegale del dattero di mare in diverse regione d'Italia.

I commenti

Così in una nota Legambiente, costituita parte civile seguita dall'avvocato Giuseppe Giarletta sulla sentenza emessa dalla gup Rosaria Maria Aufieri nei confronti dei primi datterari che avevano richiesto il rito abbreviato nel procedimento in corso a Napoli: "Una sentenza storica ed importante che infligge un duro colpo a persone senza scrupoli che distruggono le coste più belle dei nostri mari. La pesca di frodo di datteri è una vera e propria emergenza ambientale, un'industria dell'illegale con un elevato giro d'affari che genera un danno incalcolabile all'ecosistema marino. Oltre alla dura repressione del reato, l'unico strumento per far fronte a questa situazione è quello della sensibilizzazione e dell'informazione. Facciamo appello ai consumatori: ordinare al ristorante un piatto di linguine ai datteri o comprarne in pescheria, è un atto illegale e rende complici di un grave reato ambientale".

Soddisfazione per la sentenza è stata espressa anche dalle numerose altri parti civili, tra cui il ministero della Transizione ecologica, Wwf, Marevivo e l'Area marina protetta di Punta Campanella.
"È una sentenza molto importante perché, grazie all'introduzione dei delitti ambientali nel codice penale, finalmente, reati di questo genere vedono applicate pene proporzionate alla gravità degli illeciti commessi", spiega Valentina Romoli, legale dell'Amp Punta Campanella. "Tutti gli imputati - ricorda - erano già recidivi per lo stesso tipo di reato ma, fino a qualche anno fa, ne rispondevano solo a titolo di contravvenzione. Oggi non è più così, fortunatamente. Questo vale anche per la confisca, che in passato non era possibile mentre oggi lo è proprio perché si parla di delitti e non più di semplici contravvenzioni".
"Può essere un momento decisivo, spartiacque, nulla sarà più come prima rispetto a questo annoso problema che ha creato danni enormi in penisola sorrentina - sottolinea Raffaele Di Palma, responsabile comunicazione Amp - D'ora in avanti tutti avranno la consapevolezza di quanto sia grave distruggere la roccia per prelevare i datteri. Forse non sempre in passato si è avuta questa consapevolezza, sia da parte dei datterari che soprattutto dei consumatori. I processi, sia questo di Napoli che quello di Torre Annunziata, proseguiranno e tra gli imputati ci sono anche titolari di pescherie e ristoranti coinvolti in questo mercato nero e illegale che tanti danni ha causato all'ambiente".

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